Così il primario esultava: "Ora facciamo i milioni"

Inchiesta sugli ospedali Pini e Galeazzi di Milano. Il meccanismo: i medici accusati di corruzione erano soci delle stesse aziende fornitrici dei loro ospedali

Così il primario esultava: "Ora facciamo i milioni"

Non solo cesti natalizi, uno del valore di almeno mille euro, con «un enorme salmone, un culatello gigante». Non solo le ormai note mazzette travestite da consulenze. Secondo gli inquirenti che hanno indagato sui primari e i dirigenti del Pini-Cto, i primari del Galeazzi e l'imprenditore del settore medico finiti agli arresti, il sistema di corruzione aveva fatto un salto di qualità. I camici bianchi erano infatti soci, insieme al presunto corruttore Tommaso Brenicci, delle stesse aziende che vendevano i presidi medici utilizzati dai loro ospedali. Scelti, si capisce, perché caldeggiati proprio dai luminari.

Giorgio Maria Calori aveva il 33 per cento dell'inglese Its Limited, che commercializzava il kit per rigenerare i tessuti ossei «Avn». Carlo Romanò e Lorenzo Drago erano soci «per interposta persona» della 4I srl, che fornisce il dispositivo diagnostico «MicroDTTect». Così esultava intercettato Romanò: «L'affare si ingrossa». Aveva appena ricevuto la notizia della commessa milionaria per la distribuzione in esclusiva in Europa.

Con questo meccanismo i primari avevano un doppio tornaconto. «L'accordo corruttivo», scrive il gip Teresa De Pascale, «non si esaurisce infatti nella partecipazione agli utili d'impresa in base alle quote di capitale sociale detenute». Emergono anche pagamenti della società a favore dei medici «a titolo di consulenze rese» alla medesima «quale ulteriore contropartita per avere favorito l'acquisto, da parte del Galeazzi, di dispositivi medici forniti» sempre dalla 4I srl. Una spirale che produceva soldi insomma. E poco importa se il prodotto fatto acquistare all'ospedale fosse effettivamente il migliore sul mercato o quello più conveniente.

Intanto le indagini della Guardia di finanza coordinate dai procuratori aggiunti Eugenio Fusco e Letizia Mannella vanno avanti. Anche nella direzione di presunte operazioni dannose, segnalate alla Procura dopo la notizia dell'inchiesta da numerosi pazienti dei medici coinvolti. Oggi nel pomeriggio cominceranno gli interrogatori di garanzia degli arrestati. Il primo ad essere sentito sarà Brenicci, che si trova a San Vittore. Poi toccherà, tra domani, sabato e la mattinata di lunedì, agli indagati ai domiciliari: i primari Calori, Romanò, Drago e Carmine Cucciniello e il direttore sanitario del Pini-Cto Paola Navone. Quest'ultima, in un colloquio con il legale Piero Magri, si è detta «molto sorpresa e profondamente dispiaciuta» per l'indagine che l'ha travolta. Si era accorta, ha spiegato, delle «anomalie» nel suo ospedale e aveva cominciato a «introdurre regole o protocolli per mettere ordine nell'acquisto di protesi o presidi medici. Lo stavo facendo da due anni - ha aggiunto - e non senza difficoltà. Davo fastidio».

Nell'ordinanza di custodia cautelare si sottolinea, infine, il ruolo dei figli (non indagati) di Cucciniello, di Navone e del magistrato in pensione ed ex sottosegretario alla Regione Gustavo Alberto Cioppa (lui sì indagato). Da Brenicci avrebbero ricevuto promesse di assunzione, compensi e consulenze.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica