Un ritorno in grande stile quello di Luciana Lamorgese, ex prefetto di Milano che ieri è entrata a Palazzo Diotti da ministro dell’Interno. Sorridente ed emozionata ha dato il via al giro di sedute dei Comitati per l’Ordine e la Sicurezza, partendo proprio da Milano perché «per me è più facile visto che conosco le situazioni». Peccato che invece di dare linee di indirizzo o direttive su come affrontare le situazioni più complesse, il comitato interforze si sia concluso con un autoincensamento. «Abbiamo fatto il punto sul lavoro fatto» ha spiegato il neo ministro, limitandosi a sottolineare il buon lavoro fatto da prefetto. «Abbiamo parlato dei dati della criminalità, che segnalano una riduzione dei reati sul territorio dell’8,33 per cento nel 2019» ha sottolineato Lamorgese. «Quello che conta è la percezione della sicurezza, al di là dei numeri e delle percentuali». Per quanto riguarda i punti deboli della città, in primis il bosco di Rogoredo probabilmente «un anno fa non avremmo messo la firma per la situazione di oggi. Una situazione che abbiamo iniziato ad affrontare in passato, quando abbiamo anche fatto un muro di recinzione per evitare che ci fossero dei rischi laddove passavano i treni». Un po' riduttivo viene da dire, dal momento che sembra essere senza fine la carovana di ragazzi che da tutta la Lombardia vengono ogni giorno in treno per acquistare la dose per pochi spiccioli e che il continuo ritrovamento di droga nascosta dimostra come la frequentazione e lo spaccio non siano certo diminuiti. «Vi annuncio - ha sottolineato Lamorgese - che tra Rogoredo e San Donato c'è stata un'importante operazione delle forze di polizia: sono stati recuperati circa 5 chili di eroina». Così per quanto riguarda la stazione Centrale, la titolare del Viminale dopo aver sottolineato come «l'immagine che si ha di una città è quando si arriva» ha spiegato di aver «pregato anche le forze di polizia di prestare la massima attenzione. Lo possiamo fare tramite il controllo del territorio con una nuova formula e un'azione sinergica». Forse però a meno di un mese dall'aggressione a un militare nel piazzale è un po' riduttivo liquidare la complessa situazione della stazione. Nel frattempo avviene la firma del decreto sui migranti il ministro spiega che «sicuramente questo provvedimento può essere utile, può abbreviare i tempi». Certa è la filosofia: «Chi ha diritto rimane, chi non ha diritto va via», aggiunge il ministro. Cui fa eco il sindaco Beppe Sala, che fa il duro: «A Milano nel 2019 sono stati fatti mille rimpatri, e non credo che un tasso del genere sia presente in nessun'altra città. Questo perché noi siamo qua a braccia aperte ma al contempo per far rispettare le regole».
Non solo, la titolare al Viminale conferma la linea anche sull'ex Cie di via Corelli: «La cosa era partita da me e me ne assumo tutta la responsabilità, abbiamo fatto le gare per farne un centro Cpr, Centro di permanenza dedicato ai rimpatri dei migranti. Credo che la linea sia quella» sconfessando la linea del predecessore Matteo Salvini che voleva la chiusura del centro.
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