«Credo nel futuro della moda Ma serve l'aiuto del Comune»

Presidente Boselli, dopo quattro rielezioni e 12 anni di presidenza della Camera della Moda, cosa ricorda con più soddisfazione?
«Dodici anni obbiettivamente non sono pochi per un tipo di lavoro impegnativo e complesso, ma non sono mancate le soddisfazioni a livello internazionale. In particolare rivendico con orgoglio l'accordo di collaborazione con la Francia del 2000 e quello recente con le autorità cinesi».
Lei è in scadenza: come e quando avverrà l'elezione del nuovo presidente?
«L'assemblea eleggerà o riconfermerà l'attuale presidente il 17 aprile: per questo sono già al lavoro i tre saggi che stanno consultando la base degli associati».
Quale potrebbe essere il suo futuro impegno a favore della Camera?
«A parte l'eventualità di una riconferma, non mi dispiacerebbe disporre di una delega per i rapporti con i Paesi esteri, essere così l'ambasciatore ufficiale della moda italiana».
Qual è la realtà oggi di Milano?
«Si stanno dicendo forse troppe cose e non tutte veritiere. Tutto deve essere ricondotto a una chiarezza di base per evitare dispersioni. Sarebbe meglio avere Pitti Uomo e Pitti Bimbo a Firenze lasciando la moda donna solamente a Milano, con le sue pre-collezioni affiancate a Milano Uomo per poi avere Milano Moda Donna con le sue sfilate. Altri accordi fieristici non mi paiono così felici, al di fuori dell'ottimo lavoro di scouting condotto da White».
Ci sono però preoccupanti segnali di crisi...
«Ci sono i noti motivi di debolezza del mercato interno che ha seriamente messo in crisi le piccole seppur brave aziende della moda, ma c'è anche la forte concorrenza delle grandi capitali del mondo: New York, Londra, Parigi che hanno ben altra dimensione e vivacità. Per questo a Milano sono venute a diminuire molte presentazioni (per l'Uomo da 120 a 70 circa per la Donna da 200 a 140 circa), anche se i grandi marchi sono sostanzialmente tutti presenti. Nel contempo però si è anche visto l'aumento delle sfilate a Parigi, dove un'azienda come Burberry ha trasferito uffici e showroom».
Eppure il Comune aveva promesso collaborazione...
«Sì, a parole: Milano dovrebbe essere sostenuta dal sindaco in modo ben più concreto. La Moda dà moltissimo e non basta permettere le sfilate al Castello e in altre location per dire che l'amministrazione ci appoggia con convinzione. Si sarebbe potuto e si potrebbe fare molto di più: il vantaggio è per la stessa città e per il suo indotto».
Di quale mezzi dispone la Camera della Moda?
«Pochi, pochissimi! Siamo pur sempre una mini struttura, sostenuta dagli sponsor e da quote associative che ammontano a circa un ventesimo rispetto, ad esempio, al budget di Pitti. E questo mentre Alta Roma riceve dalla Camera di Commercio e dalle Istituzioni del territorio oltre due milioni di euro all'anno».
Pessimista sul futuro della moda a Milano?
«No, perché comunque il settore ha una competitività internazionale sempre molto elevata. Nel 2013 il valore delle esortazioni raggiungerannoquasi 45 milioni di euro, il livello più alto del quinquennio.

Sono sicuro insomma di poter eventualmente lasciare in ottime mani la prosecuzione del mio lavoro. Ma Milano deve credere di più in noi: in fondo fino agli anni '90 l'immagine era affidata esclusivamente al singolo prestigio dei nostri stilisti, mentre ora...».

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