Cristina Bassetto, cronista di razza dagli occhi gentili

Giornalista giudiziaria dell'agenzia Adnkronos, è scomparsa improvvisamente a 53 anni

Luca Fazzo

Alla fine, probabilmente, Cristina Bassetto è morta per amore. Per amore non di un ragazzo ma di un mestiere: il giornalismo. E neppure del giornalismo in genere, ma di quella branca affascinante, dura e difficile che è la cronaca giudiziaria. Un lavoro delicato, che necessita di passione e di equilibrio: e che porta con sé una tensione incessante, e - sul lungo periodo - logorante. La Bassetto ce l'aveva nel sangue. Pochi anni fa era stata male, gravemente. Si era ripresa, ma era ovvio che la trincea del palazzo di giustizia non era il posto giusto per tenersi lontani dallo stress che era il suo peggior nemico.

Invece ha voluto tornare, a tutti i costi. È morta ieri, a cinquantatrè anni. Ed è difficile non pensare che questa fine prematura sia figlia anche della fatica fisica e mentale che era tornata a sobbarcarsi, su e giù in quegli scaloni che non finiscono mai, delle ore taccuino in mano sulla panca di udienze interminabili, delle centinaia di pagine da leggere in un attimo: e tutto per dare la caccia non solo alla notizia eclatante ma anche e soprattutto alla completezza, alla precisione, all'equilibrio tra le diverse tesi in campo.

Non era una cronista da veline di Procura. D'altronde aveva esordito in tribunale nella veste più scomoda che si possa immaginare, inviata per l'Avanti! quando il Partito socialista era crivellato quotidianamente dagli arresti del pool Mani pulite. Il Psi rispondeva attaccando senza sosta i pm. Sotto quel fuoco incrociato, la Bassetto aveva mantenuto fermezza e limpidezza: e così si era guadagnato il rispetto tanto dei magistrati quanto dei suoi editori, che riconoscevano in lei non una esecutrice di ordini ma una giornalista di razza. Categoria affollata, la prima; sparuta, la seconda.

Poi sono venuti i lunghi anni all'Adnkronos, agenzia di stampa che della puntualità della cronaca giudiziaria fa da sempre uno dei suoi vanti, e che ha avuto nei «lanci» della Bassetto un fiore all'occhiello. Le piaceva godersi la vita, fumare, bere.

Ma le piaceva in primo luogo il suo lavoro, e ha voluto farlo fino in fondo. Sempre allo stesso modo, senza mai farsi condizionare, cercando la verità con la passione e l'umanità che splendevano nei suoi incredibili occhi azzurri.

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