La Croce Rossa scende in piazza «In Lombardia a rischio 1000 posti»

La Croce Rossa scende in piazza «In Lombardia a rischio 1000 posti»

«Non vogliamo perdere il posto di lavoro». Questa la motivazione che ha spinto i lavoratori della Croce Rossa italiana a scendere in piazza. Incitati dai rappersentanti sindacali di Cgil Cisl, Uil, Cisal, Usb, Ugl, hanno impugnato megafoni e striscioni, raccontando alla città i rischi per il loro futuro.
In pericolo ci sono un migliaio di posti di lavoro. «Il Governo - spiegano i lavoratori - sta per licenziare un provvedimento che oltre a comportare la privatizzazione dell’ente - dal 1 gennaio 2014 associazione privata - mette a rischio i servizi offerti alla collettività e circa mille posti di lavoro in Lombardia». Nella nostra regione, la Croce Rossa Italiana garantisce, oltre ai servizi di emergenza-urgenza (il cosiddetto 118), anche molti interventi assistenziali in convenzione con le amministrazioni comunali. Ma in alcuni comitati locali sono state assunte decisioni volte a rinunciare a queste convenzioni. E di conseguenza si rischia una forte riduzione dei servizi offerti ai cittadini e la perdita di posti di lavoro.
«Croce Rossa Italiana - rivendicano i manifestanti - è fatta di lavoratrici e lavoratori altamente qualificati. Per questo chiediamo a gran voce che si dia seguito a una riorganizzazione dell’ente e non alla sua privatizzazione. Vogliamo salvaguardare il servizio pubblico e i livelli occupazionali di migliaia di lavoratori. L’Italia merita dei servizi socio assistenziali di qualità, non gare al ribasso».
In piazza, i lavoratori del primo soccorso hanno pure raccontato le storie dei precari da 15 anni e più che ora rischiano di rimanere a spasso. «Eppure - spiega Gloria Baraldi, rappresentante Fp Cgil Lombardia - chi di loro ha fatto causa alla Croce rossa per ottenere l’assunzione o gli emolumenti (ad esempio il riconoscimento del salario accessorio) ha vinto. Ci viene il sospetto che le convenzioni non vengano rinnovate anche per non pagare gli arretrati». Tra le convenzioni più a rischio, spiegano i sindacalisti, ci sono quelle di Milano, Como e Monza. «A Milano c’è solo una proroga». Come a dire una ghigliottina pronta a entrare in azione. «Sono scelte scellerate» protesta la Baraldi.
Delicata la situazione anche a Paderno Dugnano e Cusano dove i soldi della convenzione di Areu, l’azienda regionale emergenza urgenza, con la Croce rossa sono calati di un centinaio di migliaia di euro e dove quindi i commissari sono costretti a tagli e trasferimenti. Tuttavia i lavoratori sollevano un dubbio: «Già in passato abbiamo visto situazioni spiacevoli: i lavoratori vengono licenziati o trasferiti chissà dove dicendo che la convenzione è a rischio.

Poi però la convenzione viene firmata lo stesso e al posto dei dipendenti vengono arruolati lavoratori interinali, che costano molto meno».
Nei prossimi mesi si decidono le sorti delle varie sedi e in parecchi temono nei tagli.

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