Tra curiosità e voyerismo E non serve alla conoscenza

Mio padre, medico, avrebbe voluto che facessi il medico. E, invece, sono diventata giornalista. Più volte ha tentato di convincere me prima e mio fratello poi, a iscriverci a medicina, ma niente da fare. Io ho fatto filosofia, lui ingegneria. Bene, dopo quindici anni questa mattina mi sono trovata davanti allo stesso dilemma, o quasi: la mostra «Body worlds». Come tanti, ne avevo già sentito parlare, soprattutto per la eco mediatica e il dibattito che aveva suscitato in tutte le città in cui era stata ospitata. La notizia: la mostra arriva a Milano. «Interessante» penso. Due giorni fa arriva l'invito per l'anteprima. Ricordo l'appuntamento al mio capo in cronaca. «Ci vai tu?» mi dice. «Sì certo, verrà fuori un pienone» rispondo. Ma nel «pienone» ci finisco io.
In serata cerco del materiale su internet, mi compare il sito, leggo la presentazione: «Sono esposti 20 plastinati corporei integrali, singoli organi e sezioni trasparenti»... Come spesso accade nel mestiere, e ne faccio ammenda, non mi ricordavo che la mostra fosse esattamente così...O meglio non mi ricordavo che si trattava di cadaveri scuoiati con i muscoli in bella vista o addirittura sezionati. C'era anche una foto della sezione di qualcosa, che non ho voluto approfondire, una sorta di «bisteccone» che avrebbe potuto essere una coscia a fettine, con tanto di osso al centro. Un brivido mi percorre la schiena. «Oh oh» inizio a pensare...«Ma ce la farò?» mi chiedo. Ed ecco il grande dilemma: far prevalere la curiosità, la voglia di conoscere, e voyeristicamente di vedere - perché tutti sappiamo come sono fatti dei muscoli o un cuore - e la propria ingombrante sensibilità. «Scherzi, la potenza di quella macchina perfetta che è l'uomo, la prestanza del fisico, la meraviglia di un cuore...» direbbe mio padre entusiasta...ma su di me, più forte della curiosità che è alla base di questo mestiere, prevale l'impressione - anche solo il pensiero di un corpo ferito, l'idea sola di un taglio su un braccio da cui si possa anche solo lontanamente intravedere un osso, mi porta sul punto di svenire.
Andare a vedere un cadavere senza pelle, la sezione di una coscia o un torace aperto è francamente troppo. «E se vomito?». Particolare non trascurabile: sono incinta e la mia suggestionabilità è alle stelle.

«Peggio, e se svengo?» il pensiero mi tormenta. Non ce la faccio. Non ci vado. E mi chiedo: «Che cosa aggiunge questa mostra alla nostra conoscenza?». «Qual è il messaggio?» «Cosa c'è dietro la mera esposizione del corpo umano?»

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