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Dai vestiti al bar: dove va la Milano chic

«La milanese indossa le ballerine in una città che è tutta un pavé, ovvero un sanpietrino, insomma una pietra sconnessa via l'altra, e già questo dovrebbe spiegare molte cose. Più che lo stoicismo, l'ostinazione. La sicurezza in sé e nei propri mezzi, comunque», parola di Fabiana Giacomotti, giornalista di moda e costume, nonché scrittrice e milanese doc da poco in libreria con «La Milanese Chic. Guida alla città dello stile» (Baldini & Castoldi, Dalai Editori, 20 euro. Oggi alle 18 la presentazione a Palazzo Giureconsulti, piazza Mercanti 2). Un manuale di stile divertente e ben scritto, ma anche una guida al vivere milanese, per districarsi fra indirizzi segreti (e molto chic) di camiciaie e calzolai magici, negozi «sgamati», e poi i chiostri più suggestivi e le gallerie d'arte, i mercatini bio e gli aperitivi in Triennale. La Milano non troppo modaiola eppure capitale della moda, dove la parola d'ordine è non mostrare troppo, dove l'antico convive con il nuovo, dove i vecchi loft diventano concept store o atelier.
Si parte con i «sì» e i «no» della milanese tipica, quella che si veste con «apparente casualità» e che segue sempre il consiglio della nonna: «Prima di uscire guardarsi allo specchio e togliere almeno un gioiello e un accessorio». Quella che se deve comprarsi una decolletè va da Gianvito Rossi in via S.Spirito, dove si può «osare senza eccedere». Che al logo preferisce il «no logo», e per la borsa in cocco va da Giosa, via Ciovasso. Che per trovare i nuovi stilisti vanno da Biffi e da Banner, per i bijuox vuole solo Pellini. Gli indirizzi cult sono davvero tanti, e non solo per lei. Perché c'è spazio anche per il milanese doc, quello che evita di andare «in riunione ancora con i fili delle imbastiture addosso» e quindi, al contrario della milanese, non ha gli occhi che brillano quando indossa un abito nuovo (come i nobili di una volta). Dove va? Per i Borsalino da Melegari in via Sarpi, per le camicie su misura da Tindaro, via Gesù, o da Siniscalchi, via Carlo Porta; per le scarpe alla Calzoleria Rivolta di via Spiga, ma soprattutto poi le «cura» andando dai Fratelli Sanvito, il calzolaio di Tom Ford.
Nella guida non mancano i capitoli sui fiori giusti da regalare (mai quelli troppo profumati o dal gambo troppo lungo) e gli indirizzi dei fiorai chic (come Lattuada), e poi gli indirizzi delle pasticcerie dove incontrare stilisti ed economisti (da Bastianello a Sissi), gli alberghi e i ristoranti «giusti» dove ci si scontra con Anna Wintour (dal Four Season all'Hotel Moschino), le tappe obbligate per un buon panino (dal Bar Quadronno al De Sanctis), e poi i luoghi storici come il Baretto di via Senato con i «menù anni '80», e i punti di riferimento per i milanesi veri, che usano la bici anche nonostante pioggia, vento e sanpietrini. Infine i consigli per la milanese che riceve in casa.

Non con la tovaglia di fiandra e i piatti in tinta però, meglio qualcosa di più easy (comprato da Zara Home o da Controbuffet, ma anche ai mercatini sui Navigli). Perché la milanese ama fare, non strafare, in tutto. Anche in casa.

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