L'ultimo saluto a Gerardo D'Ambrosio - il magistrato che ha attraversato oltre trent'anni di storia nazionale e milanese dal caso Pinelli, di cui si occupò personalmente, fino a Mani Pulite prima di approdare in Senato nelle file dei Ds poi Pd - sarà dato oggi a mezzogiorno nella chiesa di San Pietro in Gessate, proprio di fronte a quel Palazzo di Giustizia che lo ha visto protagonista nei decenni più caldi della storia giudiziaria cittadina e non solo.
E nell'atrio del Palazzaccio il feretro di D'Ambrosio, morto domenica pomeriggio al Policlinico per una grave insufficienza cardiaca, resta esposto dalle 9.30 alle 11.30 per l'omaggio dei cittadini e delle autorità che già ieri hanno potuto porgergli l'estremo saluto alla camera ardente, allestita nell'ospedale di via Francesco Sforza. Alle esequie è annunciata la partecipazione di Pietro Grasso, figura per molti versi assimilabile a quella dello scomparso, anch'egli ex magistrato e suo collega di partito.
Moltissime anche ieri le testimonianze di solidarietà e di dolore per D'Ambrosio, definito da Giovanni Canzio, presidente della Corte d'Appello di Milano come «una figura non solo impegnata civilmente e appassionata del suo lavoro e delle istituzioni democratiche» ma anche un volto che «ha rappresentato molto per la storia della giustizia milanese e del Paese in generale».
«Uomo altamente rappresentativo del mondo della magistratura, che seppe portare il segno della sua ricca esperienza anche in Parlamento per due legislature» come lo ha definito il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, D'Ambrosio è stato l'esempio per più di uno dei suoi colleghi più giovani. Uno di essi è Stefano Dambruoso, oggi nelle file dei montiani di Scelta civica e questore della Camera dei deputati, che con D'Ambrosio ha lavorato a stretto contatto.
«È stato il mio capo per il terrorismo sia interno che internazionale quando ero un giovane magistrato. Ho letteralmente imparato tutto da lui. Per tutti gli anni in cui è stato il mio diretto superiore non ho mai sentito una parola che si avvicinasse all'impegno politico. È stato un magistrato da cui imparare» ha detto il parlamentare all'uscita dal Policlinico dopo aver reso omaggio all'uomo e al magistrato.
Parole di stima sono venute da Livia Pomodoro, presidente del tribunale di Milano che lo ha definito «un compagno di tutta la mia (sua, ndr) vita giudiziaria, abbiamo fatto insieme un lungo percorso. È stato un uomo giusto ed è quello che spero resti di lui».
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