Eccoli. Sono i predicatori dell'Islam più radicale transitati per Milano. Una carrellata dell'orrore presentata da Lorenzo Vidino, esperto di estremismo islamico, per porre una questione: «È il caso di affidare a soggetti così quella che potrebbe essere la moschea più grande d'Italia?». E non si parla di terroristi, anche se alcuni di loro hanno avuto contatti con organizzazioni estremistiche, ma di una selezione di odiatori di ebrei, di donne e di incitatori al martirio. Tutti passati da Milano, con anche qualche esempio di ossequioso saluto delle istituzioni cittadine come riportato dal Giornale.
Ecco la lista degli orrori stilata da Vidino: «Ryad Al Bustanji, noto per aver incitato al martirio e all'omicidio di ebrei. Salah Sultan, al momento in carcere in Egitto, tra le altre sue affermazioni annovera anche che ogni egiziano dovrebbe uccidere un sionista sul suolo del suo Paese; Safwat Hijiazi, anche lui galeotto in riva al Nilo, Tareq Sweidan, ha detto gli ebrei incontreranno la loro fine tramite le nostre mani, anche Gomaa Amin, peraltro accolto tempo fa al Westin Palace - perché lo ripetiamo non sono tutti criminali - è un antisemita. E poi Musa Cerantonio, un calabro-australiano che è il secondo predicatore più seguito su Twitter dagli jihadisti siriani». I maestri di ambiguità, copyright del parlamentare Pd Khalid Chaouki, passano dunque sotto la Madonnina e domani potrebbero anche prendere il controllo della moschea come già successo in passato. Le inchieste hanno infatti spazzato via le cellule terroristiche e gli ambienti contigui presenti a Milano, ma potrebbero tornarne altri. Anche perché, come ricordato dall'avvocato Luca Bauccio, quello che vuole vedere in manette Magdi Cristiano Allam, «uno di loro ha ricevuto l'Ambrogino d'oro». E l'humus sociale milanese è di nuovo favorevole, come confermato pochi giorni fa da Stefano Dambruoso, magistrato e deputato di Scelta Civica. «Qui stiamo parlando di persone a cui non è concesso di entrare in altri Paesi europei, di persone come Sultan che è in prigione in Egitto spiega Vidino E comunque presentando queste immagini io mi sono astenuto da esprimere un giudizio giuridico. Però anche mettendo l'asticella al livello etico-morale, mi sembra che si debba arrampicarsi sugli specchi per non considerare ripugnante quello che dicono questi soggetti. Ho voluto portare la discussione in una direzione diversa da quella del terrorismo, pur consapevole che ci sono dei legami indiretti per alcuni di questi soggetti con Hamas, ma anche di altri gruppi per alcuni di loro: però quello che dicono a proposito degli ebrei, delle donne, la convivenza sociale, mostra valori completamente diversi da quelli costituzionali italiani». Secondo l'esperto, che a breve tornerà negli Usa per dirigere un centro di ricerca della George Washington University che si occupa di estremismo islamico, c'è anche una certa differenza tra l'approccio al fenomeno in America e negli Stati europei: «La maggior parte dei Paesi occidentali si sta muovendo in una direzione che vede anche le manifestazioni di estremismo musulmano non violento come parte del problema e quindi vanno a contrastarli con i mezzi legali disponibili perché non si può certo arrestare qualcuno per quello che pensa. In America invece è diverso: con Obama si tende ad avere un'opinione diversa, secondo me problematica, che invece riduce il problema solo all'estremismo violento, non vedendo ad esempio i Fratelli Musulmani come un fenomeno particolarmente problematico come invece nelle altre nazioni dove si identifica comunque l'estremismo come un precursore del terrorismo». E per quanto riguarda gli scenari futuri, Vidino non sa tracciare un quadro preciso, ma sicuramente il problema non si risolverà rapidamente: «Quello che vediamo è una recrudescenza di un fenomeno che storicamente inizia cento anni fa in Egitto con i Fratelli Musulmani e che poi negli ultimi trentacinque anni ha preso una deriva violenta. Si tratta di un'ideologia fascistoide in salsa religiosa diventata più violenta per il fenomeno jihadista che per alcuni fattori, soprattutto il crollo dei regimi nel mondo arabo, è diventato particolarmente forte. È difficile dire quale sarà la direzione, è chiaro che si tratta di un fenomeno che anche se fosse in una parabola discendente, non si esaurirà prima di una generazione».
All'interno della stessa comunità islamica i problemi non mancano, come ha evidenziato il parlamentare del Pd Khalid Chaouki, proprio per il differente approccio ai costumi occidentali delle vecchie e nuove generazioni: da una parte ci sono i giovani nati qui che si sentono italiani in tutto e per tutto e che stavano trovando un nuovo modo di integrare religione e vita secondo i costumi occidentali, dall'altra una nuova ondata giunta da poco e con una visione più integralista della fede. E che pretendono più che chiedere, perché «rispetto a qualche anno fa, c'è meno voglia di dialogo».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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