In Darsena la campana col bollo papale

L'origine delle campane si perde nel primo millennio avanti Cristo e se resistono e ci seppelliranno pure, è segno che qualcosa riecheggia quando suonano. Come avrebbero potuto scansare le maledizioni di Nietzsche e di Marinetti, che si augurava di vederle tutte fuse in rotaie di treni ultra- veloci? Per non dire dell'opposizione meno filosofica ma più rumorosa di chi non ne sopporta i rintocchi.

Eppure non solo sono vive e vegete, ma anche modaiole. Sfilano su passerelle come la Darsena, accanto al murale per ricordare il mito dei centri sociali Dax. Un rintocco qua e uno là? Sia come sia, sabato pomeriggio alle quattro la campana dell'Expo, 850 chili di bronzo purissimo, diametro di un metro e dodici, opera della Pontificia Fonderia Marinelli da Agnone, verrà insediata e benedetta in Porta Ticinese. Quale sarà la collocazione definitiva della campana non si sa, perché il Comune sta valutando quattro alternative. Ma lei arriva dal Molise per restare in grande stile, come le è sempre accaduto nella sua lunga e altisonante storia.

Sono firmate Marinelli, azienda dell'anno Mille, le campane della Torre di Pisa, la campana per il Centenario dell'Unità d'Italia, la Kennedy bell , omaggio al presidente Usa, la Campana del Giubileo del 2000 benedetta da Giovanni Paolo II, la Campana della Perestrojka e del Concilio Vaticano II. Tanto per citarne alcune. «I Marinelli sono la più antica azienda italiana ancora operante, un'azienda a conduzione familiare, dichiarata patrimonio dell'Unesco» spiega il campanologo Maurizio Lorys Scandurra, rivisitando i dieci secoli trascorsi.

La Fonderia Marinelli è «pontificia», suggello ricevuto nel 1924 da Papa Pio XI, dopo un concerto di campane per la Beata Vergine del Rosario di Pompei che entusiasmò il pontefice. Una storia che tocca anche padre Pio: Pasquale Marinelli, suo amico, promise di fondere per lui campane. Padre Pio non fece in tempo ad ascoltarle, ma sono Marinelli le campane del santuario di San Giovanni Rotondo progettato da Renzo Piano.

Resta da chiedersi perché in Lombardia, terra di campanili, scarseggino le fonderie che un tempo erano floride.

Forse un eccesso di futuristica fiducia nei soli binari dell'alta velocità? La più importante era la fonderia Napoleonica Eugenia, fondata nel 1806 nei pressi del Santuario di Santa Maria alla Fontana. Oggi ospita un museo.

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