Decapita una donna poi getta la testa nel cortile del palazzo

Un film horror legato a droga e prostituzione Arrestato un transessuale ecuadoriano trovato con le mani ferite e sporche di sangue

La testa del cadavere di una donna, tagliata e poi lanciata nel cortile di uno stabile in piena notte, oltre al classico film horror, fa pensare a miseria e disperazione, all'annichilimento totale della mente che conduce alla progressiva erosione dei normali valori della vita. È su queste premesse - e in un contesto ambientale ed emotivo analogo - che si muovono le indagini dei carabinieri del nucleo investigativo di Milano dopo che i colleghi del radiomobile, intorno alle 2 dell'altra notte, hanno arrestato in flagranza, anche grazie alle solerti chiamate di due residenti, Carlos Julio Torres Velesaca, transessuale 20enne, regolare in Italia. Il giovane sudamericano - che al momento è ancora talmente sotto choc da non poter essere interrogato dagli inquirenti -, armato di un coltello da cucina, aveva appena ucciso con dieci fendenti all'addome Antonietta «Antonella» Gisonna, una 51enne di origine napoletana, già indagata a piede libero per spaccio dai carabinieri nel 2013 quando era la compagna di uno spacciatore marocchino e abitava in zona Bonola. Nel suo appartamento - al secondo piano dello stabile popolare di via Amadeo 33, tra Lambrate e l'Ortica, una casa che i militari hanno trovato completamente a soqquadro - su alcuni pezzi di specchi andati in frantumi sono state rinvenute delle tracce di cocaina. Così, seppure gli investigatori (che, va detto, non hanno trovato altra droga nell'abitazione) dopo aver sentito i vicini, siano convinti che tra l'assassino e la morta non ci fosse una fitta frequentazione, non escludono che il transessuale si «appoggiasse» per la sua attività lavorativa a casa di Antonella e che i due, visti i precedenti della donna, potessero avere dei rapporti anche inerenti alla compravendita di stupefacente. Proprio l'acquisto, il consumo di droga da parte del giovane ecuadoriano potrebbero, secondo i carabinieri, aver scatenato una grossa lite che è poi degenerata nell'omicidio efferato: entrambi - la morta e il suo assassino - avrebbero fatto uso di droga insieme e quindi potrebbero aver discusso per ragioni economiche. Denaro che, non si esclude, poteva riguardare anche l'utilizzo dell'appartamento di Antonella da parte del trans.

«Sono solo ipotesi. Il risultato dell'autopsia sul cadavere della vittima ci sarà di grande aiuto in questo senso» spiegano i carabinieri che hanno rinvenuto nell'abitazione della donna una serie di coltelli da cucina insanguinati dei quali si è servito l'assassino.

Antonietta Gisonna non aveva un lavoro. Nello stabile di via Amadeo la conoscevano tutti, non aveva mai creato problemi o fastidi, era tranquilla e, nonostante ricevesse molte visite, nessuno aveva mai visto prima dell'altra sera l'equadoriano.

Ad accorgersi di quanto di raccapricciante stava accadendo a casa della Gisonna è stato un dirimpettaio della donna che vive al quinto piano e che ha fornito le indicazioni

esatte ai carabinieri quando ha lanciato l'allarme al telefono. L'arrestato, davanti ai militari, ha fatto un po' di resistenza psico-fisica. Poi si è lasciato portare in ospedale: aveva le mani insanguinate e piene di tagli.

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