Legalizzare l'acquisto delle droghe controllandone la somministrazione. Torna prepotente l'emergenza eroina a Milano e torna a riaprirsi anche la discussione sulle politiche di contrasto delle droghe. Il quartiere Rogoredo è l'epicentro dell'allarme, che riguarda in primo luogo i residenti, sempre più arrabbiati, ma anche gli stessi tossicodipendenti. Il Comune, con l'assessore alla Sicurezza Carmela Rozza, anche in un'intervista al Giornale ha spiegato che un fenomeno di questa portata (si parla di un mercato da 30mila euro al giorno) non può essere affrontato con le sole forze della polizia locale. Che fare dunque? C'è chi chiede il pugno di ferro. E chi, al contrario, propone di ribaltare le logiche di repressione. Una proposta autorevole in tal senso arriva dalle file del centrosinistra che amministra Milano. Anche se a titolo personale, ad avanzarla è Mirko Mazzali, avvocato, presidente del Consiglio di municipio 1, ex presidente della commissione Sicurezza del Comune e oggi delegato del sindaco per le periferie. Mazzali si occupa da sempre del tema, tanto che nell'ormai lontano 2001 (nella foto piccola) aveva lavorato a una proposta di legge, presentata come primo firmatario da Giuliano Pisapia, allora presidente della commissione Giustizia della Camera e deputato indipendente del gruppo di Rifondazione Comunista. L'iniziativa del futuro sindaco, mai approvata, prevedeva l'istituzione di centri per la sperimentazione della riduzione dei danni correlati alla tossicodipendenza. La proposta di 15 anni fa citava le esperienze di altri Paesi europei e di città come Amsterdam, Liverpool e Zurigo. E partiva da premesse che declinavano, come «filosofia», la riduzione del danno, spiegata fra l'altro in questo modo: «Se il tossicodipendente, in un determinato luogo e in un determinato momento della sua vita, non è in grado di scegliere l'astinenza (...) occorre metterlo in condizioni di non morire». Occorre consentire a quel tossicodipendente di assumere sostanze nelle condizioni sociali, igieniche, sanitarie e giuridiche le meno pericolose, afflittive e oppressive possibili. Da qui la proposta della somministrazione, quando necessario, di eroina o di morfina sotto controllo medico, all'interno di strutture sanitarie pubbliche». Il ragionamento che il delegato di Beppe Sala porta avanti oggi ripropone quelle stesse premesse, partendo proprio dal quartiere che più patisce l'impatto del fenomeno-droga: «A Rogoredo - scrive Mazzali - da qualche tempo c'è quello che gli abitanti chiamano il supermercato della eroina. Acquisto e cessione di eroina a prezzi bassissimi. Tale situazione ovviamente crea disagio a chi ci abita e si è venuta a creare quando il supermercato è stato chiuso da intervento delle forze dell'ordine in un altro luogo e si è spostato nel boschetto di Rogoredo». «Una politica lungimirante - dice - si batterebbe per fare sì che l'acquisto delle sostanze stupefacenti sia legalizzato e avvenga sotto il controllo dello Stato, invece si preferisce non affrontare il problema e trattare i tossicodipendenti come delinquenti». «L'obiettivo - sottolinea - è eliminare il guadagno della criminalità organizzata. Ed è il non-consumo di droghe».
Scettico il presidente del municipio 4, il leghista Paolo Bassi: «Mi sembra una discussione accademica - commenta - Rischia di essere una foglia di fico rispetto all'emergenza che abbiamo a Rogoredo e rischia di essere vissuta dal quartiere come una resa, anche perché una riforma del
genere avrebbe tempi lunghissimi. Per queste ragioni la proposta non mi pare convincente e dico che dobbiamo dare soluzioni immediate a un problema che negli ultimi due anni si è molto aggravato e che tutti ora conoscono».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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