Urla dincitamento per il campione preferito e applausi per tutti, dal primo allultimo arrivato. Sino al 29 maggio scorso lonore di accogliere la carovana del Giro dItalia nella tappa conclusiva è toccato quasi sempre a Milano. Lultima fatica lungo corso Venezia, o in Sempione, e poi via con le premiazioni, in un bagno di folla da duecentomila persone allanno.
Dal 2007, però, i milanesi rischiano di perdere la passerella finale della rassegna ciclistica. Lallarme lo hanno lanciato proprio gli organizzatori. «Per Milano siamo quasi un fastidio, togliamo il disturbo», ha tuonato Angelo Zomegnan, patron della corsa rosa, in polemica con lamministrazione. Un fulmine a ciel sereno per gli appassionati delle due ruote in città. Anche ieri hanno sfidato il caldo in sella alla loro bicicletta. Ma il pensiero di dover fare a meno del Giro li ha quasi fatti cadere sullasfalto. «Larrivo a Milano è uno status symbol - protesta Renato Rossignoli -. Vado in bicicletta da più di trentanni e per me vedere sfrecciare i campioni a pochi metri è fantastico». Ancora più convinto sembra essere Giovanni Vismara, meccanico di biciclette. «Il Giro deve concludersi a Milano, in una cornice che dà lustro al nostro Paese anche allestero. Vi immaginate un Tour de France senza il trionfo finale agli Champs Elysées? Sarebbe una bestemmia!», sbotta mentre è alle prese con una bici nella sua officina. Il Giro come il Tour, Milano come Parigi, insomma. Il paragone, per chi pedala allombra del Duomo, fila alla perfezione.
Non crede alle sue orecchie, Giampiero Campara, quando gli si dice che la corsa a tappe più importante dItalia si concluderà lontano dalla sua città. «Il Giro via da Milano?», domanda accigliandosi e rizzandosi in piedi sui pedali. I suoi amici lo chiamano Pantani e per uno che va in bicicletta da 15 anni è un vanto mica da ridere. «Vado tutti gli anni a vedermi la volata finale e se non potessi più farlo sarei molto dispiaciuto. Ma la Gazzetta dello Sport non è di Milano? Come può scegliere un epilogo diverso per il suo avvenimento?». Un punto di vista condiviso anche da Francesca Bonato. «È davvero un peccato che la Gazzetta penalizzi così Milano. Ricordo quando filavo fuori dalla chiesa con i miei fratelli per ammirare i corridori fuori dallArena. È successo anche durante un battesimo». Altri tempi, sembra ormai il caso di dire.
Cè anche chi, però, non è scosso dalla notizia. A Roberto Mangiarotti il mancato arrivo della kermesse rosa interessa poco o nulla. «A me piace pedalare, mica stare in panciolle a guardare altri che faticano sotto il sole». Che abbia ragione lui?
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