La denuncia della moglie non convince i giudici

«Non ci sono testimoni» e l'uomo accusato di violenze evita la sorveglianza speciale

La denuncia della moglie non convince i giudici

Non basta la loro parola contro la sua. In tempi in cui il tema della violenza sulle donne è all'ordine del giorno, il tribunale di Milano emette una sentenza che richiama la necessità di riscontri alle accuse lanciate contro un uomo, soprattutto se maturate in situazioni di accesa conflittualità. Per questo i giudici della sezione Misure di prevenzione respingono la proposta della questura di sottomettere alla sorveglianza speciale, con divieto di avvicinamento e obbligo di un trattamento di recupero, il 52enne A.T., ripetutamente denunciato dalla ex moglie e dalle figlie. La pericolosità dell'uomo, sostengono i giudici, non può essere dimostrata unicamente dagli episodi senza testimoni e senza conferme di cui le donne lo accusano.

Che A.T. sia un tipo incline alla violenza, lo aveva stabilito già nel 2014 una sentenza del giudice Fabio Roia (nella foto) che lo aveva condannato a un anno per maltrattamenti in famiglia e lesioni: condanna confermata in appello e cancellata poi dalla prescrizione. Ma negli anni successivi la ex moglie continua a denunciare aggressioni e minacce. L'ultima denuncia è del 2018. Ci sono vicende inquietanti, come quando per la festa dell'8 marzo la donna si trova sul parabrezza un mazzo di mimose e un proiettile; o quando le due figlie raccontano che il padre incontrandole diceva loro «siete morte, due puttane», e alla madre «ecco la mignotta che arriva, te la apro quella testa piena di m...». A spalleggiare A.T., secondo le denunce, ci sono il fratello e altri ex componenti del nucleo familiare. «Dalla fine del rapporto ad oggi - scrive il questore nella sua richiesta - A.T. ha consumato una serie ininterrotta di atti persecutori nei confronti della ex compagna e delle figlie minorenni di questa», dimostrando una «grave pericolosità sociale» e causando «ripercussioni critiche nelle vittime».

Ma davanti ai giudici, i difensori dell'uomo, Michele Andreano e Francesco D'Andria, hanno prodotto atti giudiziari che dimostrano come la credibilità delle denunce sia messa in discussione anche dalla Procura della Repubblica che ha chiesto e ottenuto l'archiviazione della nuova indagine contro l'uomo: nel decreto si legge che «il clima di conflittualità ha in più occasioni indotto i membri di entrambi i gruppi ad attribuire falsamente condotte di carattere persecutorio agli appartenenti al nucleo familiare rivale (...) la maggior parte delle condotte denunciate non risultano riscontrate dai dati oggettivi».

Inoltre la ex moglie è stata incriminata per calunnia ai danni dell'uomo e ha patteggiato la pena.

«Il quadro così delineato - scrivono quindi i giudici - induce a ritenere di non avere attualmente elementi idonei per applicare al T. la misura della sorveglianza speciale».

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