Doveva fare poca strada: dai tornelli di Expo ai cancelli del carcere di Bollate. Ogni giorno, insieme a decine di altri detenuti del carcere a bassa sorveglianza, la giovane transessuale brasiliana si recava a lavorare all'esposizione universale, nell'ambito del progetto di reinserimento lavorativo cui era stata ammessa. Ma una sera, all'inizio di luglio, la detenuta ha deciso che quel breve tratto di strada era troppo lungo per lei. E che troppo lungo era soprattutto il percorso che ancora la separava dalla fine della sua condanna: meno di due anni e mezzo, che visti da fuori possono sembrare pochi. Ma che a lei sono apparsi una eternità invalicabile. Così, ha preso la sua strada ed è andata. Sparita nel nulla. Evasa, tecnicamente parlando. E anche ora, passati ormai due mesi, della detenuta evasa da Expo non si è più saputo nulla.
É una storia inattesa, quella con cui si sono trovati a fare i conti i funzionari del ministero della Giustizia che hanno seguito il progetto di lavoro presso Expo dei detenuti dei carceri milanesi (oltre a Bollate, il progetto ha coinvolto anche Opera e Monza). La transessuale che è sparita nel nulla era considerata infatti tra i detenuti più affidabili, visto il percorso che aveva seguito negli anni precedenti: condannata per omicidio preterintenzionale, aveva seguito senza scossoni tutti i passaggi del trattamento rieducativo, usufruendo di diversi permessi premio e rientrando sempre regolarmente in carcere.
Ormai era vicina al «fine pena» e avrebbe già potuto chiedere l'affidamento ai servizi sociali. Invece, nella sera di luglio, dopo una giornata passata tra il Decumano e l'imbocco dei padiglioni fornendo informazioni ai plotoni dei turisti, la giovane trans ha preso un'altra strada. E si è messa nei guai. Adesso è ricercata per evasione, insieme alla nuova accusa le piomberà addosso la revoca di tutti i benefici carcerari concessi finora, e se verrà presa dovrà scontare fino all'ultimo giorno la vecchia condanna.
Un gesto così insensato che in carcere chi conosceva la donna lo riesce a spiegare solo come un gesto d'impeto, una fuga non pianificata, nata lì per lì in un momento di umore particolare. Ma anche se la scelta di scappare è stata presa all'ultimo istante, la fuga è comunque riuscita in pieno: nonostante da due mesi venga ricercata attivamente, passando al setaccio tutta la sua rete di conoscenze e di appoggi, della detenuta-cicerone non si è trovata neppure l'ombra.
Che sia sparito uno solo del centinaio di detenuti impegnati in Expo, d'altronde, è per i promotori dell'iniziativa un segno della sua riuscita: il 99 per cento di chi ha lavorato sul sito di Rho ha fatto il suo dovere fino in fondo e senza sgarrare.
Quando il 31 ottobre l'esposizione chiuderà i battenti, avrà un casella in più da barrare nel curriculum del proprio reinserimento sociale. E avrà anche messo da parte qualche soldo, anche se i semiliberi sono pagati (come prevede la legge) un terzo in meno dei loro colleghi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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