Cronaca locale

Il dibattito I direttori delle sale milanesi

C'è chi dice che non ci sono speranze, chi ne trae una lezione più ampia sul mondo dello spettacolo e addirittura chi ci vede una buona occasione affinché ci si chiarisca collettivamente le idee. In ogni caso tutto ciò che ruota attorno alla Scala, alla sua gestione, alle sue intricate vicende di potere, non lascia indifferenti i direttori dei teatri milanesi. Stringato, apparentemente generico o sibillino, ma in realtà lapidario, Antonio Syxty, direttore del Teatro Litta: «La malagestione del sistema dello spettacolo rientra in un declino complessivo del sistema Italia. Indignarsi non serve assolutamente a nulla. La situazione può soltanto o peggiorare e di certo peggiorerà».
Per Mino Bertoldo, direttore del Teatro Out Off, storica istituzione della scena di ricerca, «il problema riguarda l'intero ambiente della lirica, che ormai è un contesto a parte. Nel mondo dello spettacolo la lirica ha una posizione preponderante, addirittura prevaricante, ma ciò che più mi sorprende è che enti lirici con l'80% del bilancio fatto di sovvenzioni pubbliche si vedono appianare dallo Stato debiti vertiginosi. La Scala vuole essere un teatro d'eccezione? Rappresenti un'eccezione anche in questo senso, proceda in modo specchiato alla nomina di un direttore incontestabile, al di sopra e al di là di ogni critica».
Infine c'è anche chi ne approfitta per «pensare positivo» e proporre a tutti una pacata riflessione su come stanno le cose nel mondo del teatro. Per Andrée Ruth Shammah (nella foto), fondatrice e direttrice artistica del Franco Parenti, «non bisogna fare drammi: si sapeva da tempo che Lissner se ne sarebbe andato, e ora è arrivato il momento del congedo. Invece che fare polemiche sul passato, concentriamoci sul futuro. Di cosa avrà bisogno la Scala durante i prossimi anni? Di un eccellente direttore artistico, in grado di confezionare programmazioni impeccabili, oppure di un manager scafato che sappia far fronte al cronico bisogno di denaro di questa struttura? Perché non cominciamo a nominare i direttori dei grandi teatri pubblici in base a criteri chiari e soprattutto a un progetto di teatro? E ovviamente non mi sto riferendo soltanto alla Scala...

».

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