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Dieci ministri per fare Expo 2015 Il governo gioca la parte del leone

Non si può dire che il governo non abbia a cuore l’Expo. Oltre al presidente del Consiglio, sono nove (tra ministri e sottosegretari) i membri dell’esecutivo che decideranno le sorti di Milano 2015. Così è stato deciso nel decreto firmato mercoledì scorso da Berlusconi. La supervisione del governo è garantita dal Cipem, «socio unico» della Soge (la società di gestione). Il Comitato esercita «i diritti spettanti al consiglio d’amministrazione», fatti salvi i poteri dell’«amministratore unico». I poteri sono stati distribuiti tra Comune (Moratti commissario) e Regione (Formigoni presidente del Tavolo infrastrutture). Per dare un’idea dei flussi, la Camera ha approvato ieri il decreto legge sulla manovra che stanzia 1,5 miliardi di euro a favore dell’Expo per il periodo 2009-2015.
Tiepido il commento del sindaco. «Il testo garantisce partecipazione e efficienza. Potremo lavorare con spirito di collaborazione istituzionale» dice la Moratti. Più soddisfatto Formigoni: «È un decreto positivo, che riconosce il ruolo di tutti e istituisce ex novo un tavolo Lombardia da me presieduto per realizzare le opere della Regione e anche quelle al di fuori. C’è un cda e c’è un commissario straordinario». Decisamente critico il presidente della Provincia, Filippo Penati: «Si rafforza il commissariamento dell’Expo da parte del governo, si riducono i poteri speciali al sindaco che potrà esercitarli solo sul sito. E si crea grande confusione di competenze».
Letizia Brichetto Moratti (per un errore nel testo chiamata “Brichetti”) è nominata commissario straordinario fino al 2016 con poteri sul sito dell’Expo e sull’evento (non sull’intera città di Milano). Roberto Formigoni diventa presidente pro tempore di un Tavolo infrastrutture, tecnicamente un «tavolo per gli interventi regionali e sovraregionali», con poteri sulle aree connesse all’Expo. Una formulazione che apre la questione delle metropolitane: a parte la M6, direttamente legata all’area Expo, le altre passerebbero sotto il controllo della Regione.
La Soge (la società di gestione) avrà un amministratore unico, come chiesto dalla Moratti, ma sottoposto al controllo del Cipem. Toccherà al commissario Moratti proporre il nome dell’amministratore, ma sarà appunto il Cipem a nominarlo. La Moratti vuole che sia il suo braccio destro, Paolo Glisenti.
Il Cipem, «socio unico della Soge», ha sedici membri con diritto di voto: oltre ai dieci esponenti del governo (premier, ministri di Economia, Infrastrutture, Sviluppo, Agricoltura, Esteri, Beni culturali, Difesa, sottosegretariato al Turismo, dipartimento della Protezione Civile), il commissario Moratti, Regione, Provincia, Comune (il sindaco o un suo delegato), Camera di Commercio, Fondazione Fiera. Come osservatori entrano il Comune di Rho e di Pero. I poteri del Comitato sono simili a quelli di un cda. Tra l’altro, ha funzioni di indirizzo, programmazione e coordinamento degli investimenti infrastrutturali; di controllo e di indirizzo della Soge, di cui approva il rendiconto annuale e finanziario; coordina l’assegnazione dei finanziamenti alla Soge; formula e propone gli accordi di programma.
Un intero paragrafo è dedicato al Tavolo istituzionale per il governo degli interventi regionali e sovraregionali. Formigoni ne è il presidente. Al tavolo partecipano il Cipem, il commissario Moratti e una serie di altri enti.

I poteri di Formigoni si esercitano sulle opere connesse all’Expo ma la Moratti ha a sua volta «poteri di impulso e di vigilanza» sull’esecuzione delle opere. È probabile che alcune sovrapposizioni saranno superate con una legge ad hoc in autunno. Intanto il decreto consente alla società di partire.

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