Divorzio con la sinistra per candidare Sala: ora Renzi deve scegliere

Il premier oggi a Milano per lanciare il commissario Expo Tra le condizioni del manager c'è lo strappo dall'ala radicale

Il peggiore incubo della sinistra si sta concretizzando. Il segretario metropolitano del Pd, Pietro Bussolati, per mesi ha tranquillizzato l'assessore Pierfrancesco Majorino, in campo da luglio per le primarie del centrosinistra. Il «partito della nazione» in salsa milanese? Fantasie. Ma il Pd locale e ora anche la Sinistra Italiana - in cui sono confluiti Sel e i fuorusciti dal partito Democratico - stanno facendo i conti con la realtà. E con le strategie romane. Milano può diventare il primo laboratorio di un'alleanza tra renziani e centristi. Il commissario Expo Giuseppe Sala giorni fa ha quasi sciolto le riserve, dando la disponibilità a candidarsi come sindaco del Pd, ma «a certe condizioni». Le primarie s'hanno da fare, hanno tuonato Majorino e sinistra radicale. Ma le «condizioni» poste dal manager non starebbero tanto nella consultazione ai gazebo, quanto nel perimetro della coalizione. Non è, non può essere un nome in continuità con l'esperienza tracciata nel 2011 da Giuliano Pisapia. É più vicino al mondo di Cl che a quello dei centri sociali o dei comitati arancioni. Settimane fa l'ex ministro Ncd Maurizio Lupi lo ha definito non a caso «un buon nome, ma per il centrodestra». E l'ex governatore Roberto Formigoni ha affermato ieri che «è presto» per parlare di una possibile convergenza dei centristi sul nome del commissario, ma «certamente Sala non è Pisapia, non è la sinistra arancione». Gli occhi sono puntati oggi sulla visita del premier Matteo Renzi a Milano. Il segretario Pd sarà alle 16 al Piccolo Teatro di via Rovello. «L'impegno continua» è il titolo dell'incontro: si parla di post-Expo, ma si finirà a parlare forse più del post-Pisapia. In ogni senso. Si attende il lancio definitivo della campagna per Sala sindaco, e con la sua investitura scatterebbe il regolamento dei conti a sinistra, con il (più che) probabile strappo di Sel e (forse) l'avvicinamento di pezzi del centrodestra. «Basta tentennamenti, se vuoi fare il candidato sindaco devi averne voglia, mettiti in campo subito» è stato l'invito rivolto ieri a distanza da Majorino, che scalpita per un confronto serio sulle primarie. Gli esponenti nazionali della Sinistra Italiana mandano invece l'ultimo avvertimento - o veto - a Renzi. «La ricchezza culturale e sociale, la pluralità di interessi rappresentati dall'amministrazione Pisapia non possono essere portati avanti da una candidatura come quella di Sala» dice l'ex Pd Stefano Fassina. Anche il deputato vendoliano Alfredo D'Attorre ribadisce che «decideranno le forze della sinistra milanese, ma non credo si possano accettare nomi calati dall'alto da Palazzo Chigi», se fosse il manager Expo «andremo con i nostri candidati». Il parlamentare Daniele farina, ieri a Milano con i vertici locali di Sel che hanno difeso anche contro la dirigenza romana la continuità con il «modello Pisapia» nato nel 2011 - il patto con Pd e arancioni - chiarisce che «se le primarie non si faranno, sarà la morte del centrosinistra». Ma il partito deciderà se partecipare solo quando Sala scioglierà le riserve. O noi, o lui è il messaggio. «Non sappiamo - spiega - che programma il dottor Sala vuole portare avanti e con quale squadra, e Milano non è Gardaland nè l'Expo».

La coordinatrice Sel Anita Pirovano rispedisce al Pd le accuse: «Non accettiamo che si dica che siamo noi a temporeggiare o stare nell'ombra». Se sul nome di Sala saltasse il tavolo col Pd, ipotizza, «andremo avanti con Majorino».

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