Il dolce viaggio nel Lodigiano Storie, torte e ravioli "d'oro"

Verso l'Emilia c'è anche un paradiso del formaggio Per i biscotti di Codogno si fa la fila dall'Ottocento

Il dolce viaggio nel Lodigiano Storie, torte e ravioli "d'oro"

«Aveva un bavero color zafferano / e la marsina color ciclamino / veniva a piedi da Lodi a Milano / per incontrare la bella Gigogin». Sanremo, 1954, il Quartetto Cetra non vince ma la canzone su un amore finito tragicamente rimane sulle labbra di tutti. Descriveva un'Italia di provincia che andiamo a cercare con il percorso inverso, da Milano a Lodi. Antico villaggio dei Celti Boi, Laus Pompeia per i romani in onore del console Gneo Pompeo Strabone, distrutta dai milanesi dopo lungo assedio nel 1.111, rifondata il 2 agosto del 1158 da Federico I il Barbarossa, non nella sede originaria, dove ora sorge Lodi Vecchio, ma più in là, sulle rive dell'Adda.

Dunque la prima sosta è proprio a Lodi Vecchio alla pasticceria Mazzucchi che dal 1985, anno di apertura, propone la «tortionata»; parente della sbrisolona (da cui si distacca per l'assenza di farina gialla), è una torta friabile alla mandorla tipica di Lodi. Sull'utilizzo del nome c'è stata una lunghissima battaglia legale. Da provare anche la torta Sabbiosa, la piccola pasticceria e le praline.

Entriamo a Lodi. Piazza Vittoria, bellissima, perfettamente quadrata, con i suoi portici e i suoi dehors, contende a quella di Vigevano il titolo di piazza più bella della Lombardia. Il busto di Federico Barbarossa ci osserva dal muro della cattedrale. Qui l'Imperatore non era un nemico. Oltre alla cattedrale, e alla Chiesa romanica di San Francesco, dove è sepolta la poetessa Ada Negri, con i suoi bellissimi affreschi della prima metà del 300, tappa imprescindibile è il Tempio Civico costruito sul luogo dove, verso la fine del XV secolo, esisteva un bordello. Sulla facciata era affrescata un'immagine della Madonna che assisteva a risse, duelli, litigi. Un giorno di settembre del 1487 la Vergine lacrimò, invitando i presenti a edificare un tempio a lei dedicato. Incaricato della progettazione Giovanni Battaggio, allievo del Bramante che poi litigò con i committenti. L'aria in zona, contrada de' Lomellini, oggi via dell'Incoronata, dava evidentemente alla testa. All'interno splendidi affreschi (Giovanni e Matteo Della Chiesa, Antonio da Fossano detto il Bergognone, i Piazza) e altri tesori.

Tra una visita e l'altra, scorta di pasta fresca al Raviolo d'oro: tutti i tipi di ravioli, da quelli classici di magro a quelli con le verdure di stagione. E poi gnocchi di patate, panzerotti lasagne, sughi freschi, torte salate. A proposito di ravioli, al ristorante La Coldana ecco quelli di baccalà e piccole verdure. O un piatto unico: risotto allo zafferano con ossobuco cremato. Scendiamo verso Sud, tra campi, rogge e pioppeti. La Quinta, alla Cascina Sesmones, a Cornegliano Laudense era un importante ristorante di Lodi. Ha cambiato residenza mantenendo sempre costante attenzione all'equilibrio dei sapori e alla qualità dei prodotti: tartare di manzo selezione Cazzamali al naturale e midollo di vitello; risotto alla raspadura, creste di gallo e rognoncini. A Brembio l'osteria del Gallo imbandisce una cucina di mare e di terra, solida e diretta: salumi, risotto con radicchio e scamorza, tagliata di petto d'anatra alle erbe.

Dall'altra parte della A1, c'è la splendida Villa Litta-Carini, residenza d'epoca di metà XVII secolo realizzata dall'architetto Giovanni Ruggeri. Tra i suoi frequentatori Re Umberto I e Giacomo Puccini, belli gli affreschi attribuiti al Maggi. È visitabile e ospita feste e banchetti.

Ancora due tappe, verso il confine tra Lombardia ed Emilia. A Casalpusterlengo, dal 1880, il Caseificio Angelo Croce è il paradiso di chi vivrebbe solo di formaggio: gorgonzola panna verde o «malghese» (erborinato), taleggio, pannerone, stracchino.

Chiudiamo il tour in dolcezza, come l'abbiamo cominciato, alla pasticceria Cornali di Codogno dove Angelo Cornali, nella seconda metà dell'Ottocento aprì un caffè-pasticceria la cui fama superò i confini della città.

Venivano da fuori per l'ambiente e per le dolcezze a cominciare dai pluripremiati Biscotti di Codogno, il cui segreto, oltre al burro e al tocco esotico del cocco, risiede nella maestria del pasticcere, tramandata di generazione in generazione. Golosi anche i Calissoni, frollini senza uova, la torta San Biagio e la cotognata. E adesso, tornare a Milano a piedi farebbe bene anche a noi, viaggiatori golosi.

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