Il don e il talent scout adescavano ragazzini

Alla fine inchiodati dalle dichiarazioni dell'adolescente che si vendeva sul web

Luca Fazzo

Un anno e dieci mesi al prete, don Alberto Lesmo, che pagava i ragazzini per andarci a letto, ma almeno non li costringeva; quattro anni e mezzo al regista e talent scout, Guido Milani, che rimorchiava adolescenti con il miraggio del cinema, e poi abusava di loro. La Corte d'appello, con una sentenza depositata ieri, conferma le condanne scaturite dalla denuncia di un diciassettenne, ricoverato in ospedale dopo un tentativo di suicidio e confidatosi con la psicologa. Nel corso del processo sono emersi numerosi altri nomi di ragazzi - minorenni o appena maggiorenni - rimorchiati dai due imputati. Ma sia Lesmo che Milani restano per ora a piede libero. E l'aspetto preoccupante è che il secondo è ora accusato di avere continuato sulla stessa strada: indagini a suo carico sono in corso da parte della Procura di Lecco dopo la denuncia di un giovane aspirante attore. E con la società «Ragazzi e Cinema», attiva sulla riviera romagnola, continua a lavorare a stretto contatto con gli adolescenti.

La sentenza depositata ieri riconosce piena attendibilità al racconto del ragazzo, un adolescente problematico che aveva iniziato a prostituirsi on line dall'età di sedici anni, e che raccontava di avere incontrato don Lesmo - prete nella parrocchia milanese di Santa Marcellina - almeno venti volte, compresi diversi appuntamenti in canonica, al prezzo tra i 150 e 250 euro per volta; da Milani spiegava di avere ricevuto in pagamento anche cocaina, e soprattutto di essere stato costretto una volta a subire un rapporto passivo contro la propria volontà: «Durante questo rapporto lui mi ha girato di peso, mi ha disteso sul letto a pancia in giù tenendomi le mani avanti con le sue e io mi dimenavo perché non volevo». Da qui, anche l'accusa per Milani di violenza carnale, oltre a quella di utilizzo della prostituzione minorile mossa a entrambi gli imputati.

Milani ha parlato di «incontri platonici consistenti perlopiù in abbracci» e ha comunque negato di sapere che il ragazzo era minorenne. I giudici ritengono che un riscontro importante alle dichiarazioni della vittima siano i controlli effettuati presso l'albergo dove nel 2010 il ragazzo diceva di essere stato portato da Milani la notte dello stupro, e che hanno confermato la presenza dei due: «E l'approccio esula da ragioni altrimenti identificabili rispetto alla sfera sessuale, considerato anche il sito internet sul quale hanno fatto conoscenza», cioè una pagina specializzata proprio in incontri hard.

«Non può non rilevarsi come la persona offesa nel corso del giudizio avesse reso dichiarazioni molto dettagliate, sempre concordi nel loro nucleo essenziale e che le leggere sbavature evidenziate dalle difese non attengono a punti essenziali delle imputazioni». In ogni caso «nessuno dei due imputati ha svolto alcuna doverosa indagine per accertarsi dell'età effettiva del ragazzo, considerato il suo aspetto imberbe».

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