Milano al quinto posto sulla scala delle capitali della moda? Giustamente non si è scomposto nessuno e non si è spostata una virgola nel gradimento della nostra città su media e social per la postazione di una delle ultime classifiche, stilata da «Fashion Hubs», che vorrebbe la capitale italiana del glamour e dell'innovazione del taglio e cucito di lusso scivolare dal secondo al quinto gradino. Sarebbe svanita la vecchia rivalità tra cugine, Parigi e Milano, per l'abito, per la borsa e la scarpa più chic o originale, perché dopo la capitale francese spuntano e la spuntano Londra, New York, Dubai, Singapore, agguerrite a contendersi la coccarda del bello stile da indossare.
Sorride ironicamente Guglielmo Miani, presidente dell'associazione via Montenapoleone, facendo intendere che queste boutade lasciano il tempo che perdono. «Milano è la prima al mondo per quanto riguarda la moda uomo e sulla donna si contende lo scettro con Parigi. Se qualcuno ha voluto inserire Dubai grazie a quella sfilata portata da Vogue , è bene sapere che quanto sfila in passerella lì è il miglior Made in Italy. Tradotto in una parola: Milano» sottolinea lo stilista impegnato a portare avanti il lavoro che lo vedrà uno dei protagonisti per quanto concerne la moda in Expo. Miani è sicuro che la leadership lombarda non teme contendenti.
Sulla classifica interviene anche Giorgio Montingelli, coordinatore del comitato Expo per l'Unione del Commercio. Allora, qual è la buccia di banana che ci ha fatto scivolare da secondi a quinti? «La totale mancanza di una strategia di coordinazione degli eventi. Tutto viene a caso, senza linee di connessione tra chi concepisce un avvenimento e la vita cittadina. Non c'è un tavolo a cui ci si siede tutti insieme e si parla del modo di valorizzare una sfilata o la presentazione di una collezione» commenta Montingelli. Disordine e casualità sono le malattie di una capitale raffinata quanto innovativa nel gusto, ma distratta e sciatta nell'organizzzaione, perché non ha il benché minimo orgoglio di quanto possa essere e diventare; coccola la sua genialità ma è incapace di creare relazioni tra la moda e gli altri fermenti produttivi.
«Inneggiamo al Salone del Mobile come la manifestazione più riuscita di Milano. Il Salone ha creato attorno al suo nucleo una serie di idee collaterali che coinvolgono le altre attività economiche. Da tempo sostengo la necessità di una guida cartacea per Expo che metta in relazione gli eventi».
Anche Milano quindi ubbidirebbe alla perdente legge italiana per cui le eccellenze crescono a casaccio come i funghi, senza una logica, senza un'unione tra i vari organizzatori, senza pensare che se c'è una sfilata importante, di essa ne possono beneficiare non solo i promotori ma i negozi, i teatri, i ristoranti, gli alberghi, i tassisti, in una ragnatela tessuta ad hoc. Meno improvvisazione e più consapevolezza di sé, e la città della moda italica potrebbe battere la cugina Parigi. Più di qulacuno se lo attende in occasione di Expo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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