Cronaca locale

Due anziani morti in ospedale: «Nelle corsie non c'è sicurezza»

Due malati ormai oltre il limite di autosufficienza, inchiodati a quel cigolante simbolo di prigionia che è una sedia a rotelle. Eppure lasciati in balia di se stessi. E morti entrambi nel più triste dei modi, cercando di sollevarsi dalla loro prigione su ruote. Una voleva raggiungere il carrello delle caramelle. L'altro voleva semplicemente andare in bagno. Le gambe non li hanno retti. E entrambi sono ruzzolati violentemente al suolo. Hanno picchiato la testa in più punti. E sono morti, nonostante i soccorsi pressoché immediati.
Le due tragedie avvengono a distanza di mesi, in due ospedali diversi: uno al Redaelli di Vimodrone, uno al San Carlo. Ma le denunce presentate dai familiari sfociano in contemporanea nelle richiesta di rinvio a giudizio per omicidio colposo avanzate dal pm Ferdinando Esposito nei confronti degli imputati dei due casi. Leggendo il testo dei provvedimenti, si ha l'impressione di avere davanti quasi dei casi-fotocopia. E la coincidenza costringe a interrogarsi su un mondo, quello degli invalidi rinchiusi in ospedali e ricoveri, dove l'eccesso di prudenza rischia di tradursi in costrizioni eccessive; ma l'eccesso di libertà può avere conseguenze letali.
La strada, secondo la Procura, non può essere che una: l'assistenza. Secondo il pm Esposito, in entrambi i casi è stata proprio l'assistenza a venire meno ai suoi doveri, codificati dai regolamenti interni. Per questo la Procura ha deciso di chiedere il rinvio a giudizio di una infermiera del San Carlo, e di un infermiere e di un medico del Radaelli.
La vicenda del Radaelli è quella che ha avuto per vittima la paziente più giovane, una signora di 55 anni che era ricoverata presso l'istituto in seguito ad una emorragia cerebrale che l'aveva resa invalida al 100 per cento. Nel tentativo di avvicinarsi con la sua carrozzella a un carrello con le caramelle, la signora Franca cadde malamente al suolo, riportando un «ematoma subdurale acuto» , che il giorno dopo portò al suo decesso. L'incuria secondo il pm fu ancora più inescusabile perché già il giorno precedente la donna era caduta in camera nel tentativo di andare a letto da sola, perché non sopportava più di stare sulla sedia.
Per il dramma quasi identico avvenuto all'ospedale San Carlo, all'infermiera imputata viene contestato oltre al reato di omicidio colposo anche il falso ideologico, perché nel diario infermieristico avrebbe scritto, mentendo, di avere accompagnato il paziente in bagno. Invece, secondo quanto accertato dalle indagini, il signor Giulio B., di sessantasei anni, ricoverato per ischemia cerebrale, ci andò da solo. E lì cadde al suolo provocandosi «un trauma cranico» e una «frattura della base cranica» oltre ad altre lesioni. Il signor Giulio entrò in coma, e morì due giorni dopo.


Sulla richiesta di rinvio a giudizio avanzata dal pm Esposito dovranno ora esprimersi i giudici preliminari.

Commenti