Un museo che comincia da un pavimento antico. Di marmo policromo, bellissimo. È quello, inconfondibile, della nostra cattedrale ed è posto sulla parete che accoglie il visitatore nel Nuovo Grande Museo del Duomo: da lì in avanti - per oltre duemila metri quadrati - passano seicento anni della storia «del Dom» e, dunque, della nostra città. Il nuovo museo, inaugurato ieri sera alla presenza delle autorità cittadine, si trova al piano terreno di Palazzo Reale, l'ala più antica: ventisette sale che si snodano sotto soffitti a botte e mura antiche, alcune riemerse dai recenti restauri, risalenti al Tre e Quattrocento. È scenografico, questo nuovo progetto museale che la Veneranda Fabbrica del Duomo ha commissionato all'architetto Guido Canali. Poco o nulla rimane del vecchio impianto risalente al 1953: oggi, complice un allestimento sui toni del grigio e un'illuminazione che mira, spiega Canali, alla «teatralizzazione» delle opere, il percorso nei diversi ambienti appare un viaggio tra sculture di grandi medie e piccole dimensioni, arazzi preziosi, dipinti e pale d'altare e, ovviamente, le splendide vetrate originali. Nella prima sala il vero cuore del museo, quel tesoro del duomo, fino ad oggi conservato nella cattedrale, fatto di paramenti sacri (tra cui una mitra realizzata con penne di colibrì), oggetti e reliquie preziose che lo rendono un unicum in Europa. Dodici milioni di euro sono stati necessari per organizzare e allestire le sale che, in ordine cronologico, dal Trecento al Novecento ci raccontano la vera «fabbrica del Duomo»: tra i pezzi più belli, oltre ai doccioni delle guglie scenograficamente situati ad altezza uomo, quasi a spaventare il visitatore, l'evangelario e la preziosa croce di Ariberto risalente al XI secolo, un capolavoro del Tintoretto, «Gesù tra i dottori», ritrovato nella sacrestia del Duomo negli anni Cinquanta, i raffinati arazzi appartenuti a San Carlo Borromeo. Di grande impatto anche la quinta sala, di forma circolare, dove sono state ricostruite le antiche vetrate nel Quattro e Cinquecento in un'atmosfera di semioscurità. E poi ancora il modellino ligneo del duomo, anzi il «modellone», viste le dimensioni della struttura (la scala è uno a venti), che fu realizzato da Bernardino Zenale nel 1519: occupa tutta la sala tredici e si può ammirare dopo aver visto, quasi fosse una figura spettrale, l'enorme scheletro in ferro e alabarda che costituiva l'ossatura della Madonnina fino al 1967. Diretto da Giulia Benati, il museo si chiude con le opere del Novecento firmate da Lucio Fontana e Luciano Minguzzi per le formelle della quinta porta realizzata a metà degli anni Cinquanta. Ieri sera, l'inaugurazione ufficiale: Angelo Caloia, presidente della Veneranda Fabbrica, è soddisfatto dello sforzo compiuto per dare nuovo smalto al museo dedicato al monumento-simbolo della nostra città: «Sono cinque milioni le persone che ogni anno visitano la cattedrale: da sempre Milano e il duomo hanno camminato insieme», ha detto, ricordando l'importanza della raccolta fondi, attraverso la campagna «Adotta la guglia», per sostenere gli ingenti costi di manutenzione (3 i milioni di euro sinora raccolti, l'obiettivo è raccoglierne 15 nel 2014 per completare i restauri in vista dell'Expo).
Per tutti, il museo apre le sue porte dal prossimo 7 novembre: possibilità di usufruire di tablet per arricchire la visita di contenuti multimediali (da martedì a domenica dalle 10 alle 18, info su www.duomomilano.it).
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.