L'altoparlante in metropolitana annuncia con voce meno stentorea di un tempo: «La mascherina ffp2 è obbligatoria sui treni e nelle stazioni»; ma ormai non ci crede più neppure lui. E allora figuriamoci i passeggeri, alle prese con temperature che la mascherina te la fanno sembrare una tortura tanto intollerabile quanto, forse, inutile. Ma la legge è legge e va (andrebbe) rispettata. Tuttavia il riposizionamento delle forze in campo - anzi, in viaggio - è evidente.
Da un nostro piccolo sondaggio abbiamo l'impressione che un 60-70 per cento dei passeggeri usi ancora la mascherina (gente ligia alle norme equamente divisa tra «rispettosissimi» con la ffp2 e «trasgressori» (soft) con «pezzolina» chirurgica).
La tensione tra gli esponenti dei vari «partiti» resta alta (ci si scruta lanciando occhiatacce), ma raramente degenera più in quelle tristi contestazioni verbali del passato. Complice la calure e il sudore (con relativi afrori), la parola d'ordine è: tolleranza. Pur con reciproco disprezzo.
Tra i «mascherinati ffp2» c'è un sottile sguardo di complice intesa (forse ci scappa anche un sorriso, ma la schermatura del viso determinata dal «presidio medico-sanitario» tanto amato da Speranza non consente di apprezzarlo).
Un club riservato, quello dei «soci della ffp2», dove faticano a entrare i «buzzurri della chirurgica» che probabilmente non viene neanche cambiata con la diligenza richiesta. Pochissimi quelli che ancora sfoggiano mascherine «personalizzate» con disegni «allegri», che però rendono il tutto ancor più deprimente. Poi c'è l'ampia tribù dei «Visi Scoperti» che prende piede ogni giorno di più: prima si vergognavano un po', ora ci mettono la faccia (in ogni senso) e quasi rivendicano la loro trasgressione come un messaggio post covid al prossimo: «Basta, facciamola finita con queste cavolo di mascherine!». Un incitamento alla ribellione ministeriale declinata anche in forme più «morbide» come la mascherina a coprire solo la bocca ma non il naso; la mascherina sulla testa (tipo occhiali da sole); mascherina pendente su un solo orecchio; mascherina attaccata al braccio o a mo' di portachiavi. Come a dire: io ce l'ho, ma la uso solo in caso di bisogno.
O se una vecchina fa apposta venti metri dalla sua postazione per venirti a dire in un vagone semideserto: «Scusi, ma lei la mascherina non la indossa?». Verrebbe da risponderle in malo modo, ma poi l'educazione prevale. E allora prendiamo lo «straccetto» abbandonato in tasca chissà da quando, e ce lo mettiamo in faccia. Rischiando, questa volta sì, l'infezione.
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