A un mese dal suo insediamento a Palazzo Marino, il sindaco congedò i militari. «Milano non è Beirut e non ha bisogno dei soldati sulle strade» assicurava Giuliano Pisapia accontentando quella parte politica che vede le divise come il Diavolo e lo aveva appena mandato sulla poltrona al posto di Letizia Moratti. I consiglieri di Sel anche in questi giorni hanno ribadito che «Milano non si merita i militari» (vedi Luca Gibillini), e per garantire la sicurezza nei quartieri «è meglio fare feste nelle piazze che metterci i defender» (Mirko Mazzali). Chissà se si riferivano anche a quei rave party che ogni tanto gli autonomi organizzano alle Colonne facendo infuriare i residenti. Persino i vigili per evitare risse si rifiutano di intervenire. Un anno fa Pisapia si prese una bella responsabilità, lo ringraziano ancora quei sindaci dell'hinterland che i soldati scartati da Milano li hanno arruolati al volo per presidiare le zone a rischio. Ma ieri il sindaco ha richiamato l'articolo 117 della Costituzione, per sottolineare che sicurezza e ordine pubblico sono «esclusiva competenza dello Stato». Lo ha ricordato in consiglio comunale. Dopo il brutale omicidio di una coppia in via Muratori lunedì e le polemiche scoppiate sull'emergenza sicurezza, ieri Pisapia di ritorno dalla missione a Tel Aviv ha incontrato prefetto e comandante dei Carabinieri e nel tardo pomeriggio il questore. Alle 17 ha preso la parola in aula per «sgombrare il campo da equivoci: «La sicurezza è competenza esclusiva dello Stato». E si è rivolto in particolare al consigliere Pdl Riccardo De Corato che lo aveva attaccato. I vigili «collaborano per quanto possibile, il prefetto mi ha ringraziato per il loro supporto prezioso» anche «il lavoro dei ghisa di quartiere è estremamente utile». Ribadisce che «Milano non è il Far West», non c'è «emergenza sicurezza» ma «avere più forze dell'ordine darebbe maggiori garanzie». Critica la legge che blocca il turn over dei poliziotti in pensione. Invita a «non fare speculazioni», a «non dividersi sul tema», a «lavorare insieme», ma rivolto al Pdl dice che i tagli di uomini e mezzi «sono eredità del governo Berlusconi». Non consulto prefetto e questore, che ritenevano utile il supporto dei militari, quando li rispedì a Roma. Ma oggi chiarisce ad alta voce che «la sicurezza non è competenza del sindaco, spetta allo Stato». E dal Viminale ieri sono già arrivati i rinforzi, «qualche decina di uomini» ha confermato il prefetto Lombardi.
Pronta la replica di De Corato.
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