L'operazione Leonka rischia di finire in tribunale. Il sindaco e la sinistra radiale che contano di chiudere entro fine mese la telenovela scambiando il terreno e la palazzina di via Watteau, proprietà della famiglia Cabassi, con una superficie in zona 4 «sono avvertiti». A promettere battaglia è il consigliere Pdl Riccardo De Corato, il valore dello scambi si aggira intorno agli otto milioni di euro e la palazzina occupata verrebbe assegnata al centro sociale in cambio di un affitto annuale. Un'operazione che «ha molti profili di dubbia legittimità giuridica - sottolinea l'ex vicesindaco De Corato - quindi se andrà in porto ci rivolgeremo sua alla magistratura penale che alla Corte dei conti. Si profila un danno erariale per il Comune».
Una vicenda, la regolarizzazione del Leonka, che mette in imbarazzo anche il Pd moderato. Mission impossible farla passare come una priorità in tempi di crisi. Diversa la posizione di Sel e sinistra radicale più vicina al mondo antagonista. Daranno l'ok allo scambio di aree, ma i Democratici vogliono dal sindaco una netta presa di distanza da Macao, il collettivo che occupa da giugno l'ex macello di viale Molise: un pressing perchè la palazzina liberty venga sgomberata. E De Corato ricorda che già lo scorso 7 agosto lui e altri parlamentari del Pdl hanno presentato al Ministero degli Interni un'interrogazione per sollecitare lo sgombero di Macao. E nello stesso testo «vengono elencate una decina di stabili pubblici e privati occupati abusivamente. Anche se prendiamo atto di quello che da anni sappiamo, e cioè che la sinistra con gli abusivi dei centri sociali è sempre stata buonista, come dimostra l'operazione urbanistica per consegnare l'area di via Watteau a chi si è reso autore di tante violenze in città per trent'anni. Ci opporremo con tutte le vie legali possibili perché questo affaire salti».
Reagisce duramente anche la Lega. Il consigliere regionale Davide Boni sottolinea che «a pagare, come sempre, saranno i milanesi, tartassati fino all'inverosimile dalla giunta Pisapia proprio per venire incontro alle esigenze dei suoi principali sostenitori alle primarie e in campagna elettorale. La vicenda del Leoncavallo costituisce l'ennesimo e negativo esempio». E «il percorso di regolarizzazione accordato al centro sociale Leoncavallo resta in ogni caso - conclude - un insulto a tutte quelle associazioni davvero impegnate nella solidarietà, nel sociale e nell'assistenza, oltre a rappresentare un colpo di spugna su anni di violenze e abusi subiti dai milanesi».
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