Cronaca locale

E Renzi apre a Maroni: «Giusto parlare con lui»

Dopo le polemiche sui rifugiati mano tesa del premier Il governatore rilancia: «Sono pronto a un referendum»

«Pronto a fare un referendum» per chiedere ai cittadini cosa fare per affrontare l'emergenza clandestini. Lo ha detto ieri di buon mattino ai microfoni Rai di RadioAnch'io il governatore Roberto Maroni che non ha nessuna intenzione di fare un passo indietro dopo aver promesso le barricate per impedire che altri irregolari siano inviati nei Comuni della Lombardia. Una posizione quella ribadita più volte in questi giorni che ha provocato la reazione del governo Renzi e della sinistra. Almeno quella di Palazzo, perché invece i sindaci e gli amministratori impegnati con la carenza di fondi e i problemi del territorio, anche se con in tasca la tessera del Partito democratico sono stati ben più prudenti e hanno evitato di mostrare entusiasmo di fronte all'annuncio di nuovi arrivi.

«Sembra una sorta di ritorsione contro il Nord di un governo incapace di risolvere la situazione», ha attaccato sempre Maroni anche a Canale 5 nella Telefonata di Maurizio Belpietro in una sorta di tour mediatico per raccontare agli italiani il rito ambrosiano della lotta ai clandestini, prima di correre all'Expo per accogliere il presidente della Russia Vladimir Putin. Di Maroni la difesa di sindaco e governatori a cui il governo Renzi sembra voler imporre l'accoglienza di quote sempre maggiori di immigrati. «È la cosa più sbagliata - ha spiegato - perché aumenta tensioni e conflitti sociali, non risolve il problema ma, al contrario, lo aumenta». Perché, sottolinea, «stiamo parlando di clandestini, non di profughi il cui stato si ottiene solo dopo un preciso percorso». Di martedì l'invio della lettera ai prefetti con la richiesta di «sospendere le assegnazioni nei Comuni lombardi in attesa che il governo individui soluzioni di accoglienza temporanea più eque, condivise e idonee che garantiscano condizioni reali di legalità e sicurezza». E di fronte alle critiche, ha ribadito di voler agire esattamente come Renzi. «Renzi ha detto “do i soldi ai sindaci che dicono sì”, io ho detto che do i soldi ai sindaci che dicono no a ricevere gli immigrati. Perché Renzi può farlo e Maroni no? Perché Renzi è del Pd e Maroni della Lega?». Già pronto il progetto di agire sulla leva fiscale. «La stessa cosa che ha detto Renzi parlando di una deroga al Patto di stabilità ai sindaci che accolgono».

Ma la vera novità di ieri è che ci sono i primi segnali di disgelo. «Come si fa a non parlare con Maroni?», la risposta del premier Renzi ai giornalisti che a margine dell'incontro con Putin all'Expo gli hanno chiesto se accetterà la sua proposta di un faccia a faccia per affrontare la situazione. E già questa mattina proprio Maroni sarà a Roma a Palazzo San Macuto per un'audizione davanti al Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'accordo di Schengen (e in diretta webtv) «nell'ambito - si legge in una nota ufficiale - dell'indagine conoscitiva sui flussi migratori in Europa attraverso l'Italia, nella prospettiva della riforma del sistema europeo comune d'asilo e della revisione dei modelli di accoglienza». Mentre proprio ieri durante la cerimonia del National Day della Russia, Maroni ha sottolineato come «la soluzione per bloccare i flussi di clandestini verso l'Italia sono i campi profughi con i caschi blu dell'Onu: se non si fa così, tra un po' ne arriveranno qui non 50mila, ma 500mila. Il governo però deve andare a farsi sentire, a Bruxelles o a New York, per ottenere questa soluzione».

Dura con la sinistra il vice capogruppo di Forza Italia alla Camera Mariastella Gelmini: «Il rifiuto della maggioranza nella conferenza dei capigruppo di Camera e Senato di calendarizzare la mozione di Fi sull'emergenza immigrazione è una fuga dalla realtà.

Di fronte a un quadro tanto allarmante il governo, attraverso la sua maggioranza, sceglie di defilarsi e non presentarsi in parlamento per riferire su una questione che allarma sul piano della sicurezza pubblica e anche sanitaria».

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