E Scola invita i cattolici a far politica «Fatevi avanti. Servire e non servirsi»

Nessun partito e nessuna sala parrocchiale destinata a promozioni di singoli o movimenti. Il cardinale è stato chiaro. Chiarissimo. La Chiesa non si schiera. Almeno apertamente. Interpretare questa posizione come un «non expedit» di ottocentesca memoria sarebbe però sbagliato perché si tratta esattamente del contrario.Il presule milanese, Angelo Scola, ha invitato i «cattolici competenti, illuminati e capaci» a «farsi avanti anche a Milano e nelle terre ambrosiane!». Il punto esclamativo non è un orpello perché accentua l'esortazione a non nascondersi, rivolta «a tutti coloro che apprezzano il confronto» in vista delle prossime elezioni amministrative. Il documento episcopale «Per la città», diffuso dalla Curia, contiene temi cari a papa Francesco come la famiglia, la povertà, il lavoro, l'educazione e la periferia non solo geografica, ma anche esistenziale. Ovvero l'emarginazione.L'invito della Diocesi va alle «persone competenti, illuminate, capaci di unire letture sintetiche e complessive con proposte concrete e locali» che abbiano voglia di impegnarsi per il bene comune, sentendo nel profondo del proprio io «il dovere della partecipazione» in reazione a una congiuntura caratterizzata da «scetticismo, scoramento, paura, astensionismo e individualismo» che rende i cattolici «sopraffatti da un senso di impotenza» e «zittiti dai media, ma anche timidi nell'esporsi» proprio in un momento in cui «ci si aspetta da tutti la fierezza, l'intraprendenza, una specie di giovane ardore sia per chi si candida e formula programmi coerenti sia per chi vota».L'appello di Scola è ad ampio spettro. «Tutti dobbiamo ritrovare entusiasmo e coraggio». Il «dovere della partecipazione» è la risposta a un individualismo che ha messo in pericolo la vita di tutti ed è urgente distaccarsene per ritrovare un'iniziativa comune.

Tutto questo non prelude però a un utilizzo delle parrocchie a fini elettorali o anche semplicemente politici. La direttiva tocca anche gli stessi candidati, ai quali è richiesto di lasciare il proprio incarico all'interno di organismi ecclesiali, in caso di un eventuale schieramento nell'agone elettorale.SteG

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