«Ecco la collezione che doniamo al museo che non c’è»

«Ecco la collezione che doniamo al museo che non c’è»

«Fare sistema» è un’espressione sempre più in voga quando si parla di politica culturale. Di risultati se ne vedono pochi ma, qualche volta, si possono immaginare davanti agli sforzi non sempre vani di privati cittadini o associazioni. Uno di questi si presenta oggi nei recuperati appartamenti di Palazzo Reale e mette in mostra gli artisti italiani della collezione «Acacia», associazione nata a Milano nel 2003 da un gruppo di collezionisti vogliosi di mettersi a disposizione delle istituzioni. Dea ex machina del progetto è Gemma De Angelis Testa, vedova dell’indimenticabile creativo torinese, che proprio negli anni sotto la Mole condivise con il marito la passione per l’arte contemporanea. «Iniziai a collezionare soltanto dopo la sua morte, ma sempre con un obbiettivo: condividere questa passione con tutti coloro che volessero costruire un dialogo con i musei e sostenere i nuovi artisti italiani». L’associazione «Acacia» nacque proprio con questa mission, radunando una quindicina di collezionisti di tutto lo Stivale e anche oltre. Il rapporto con la città di Milano iniziò un decennio fa, ai tempi in cui pareva prossimo il Museo del Presente che sarebbe dovuto sorgere alla Bovisa. «Già allora eravamo pronti a donare al museo le opere della neonata collezione contemporanea -dice la Testa - ma ovviamente non se ne fece nulla». In questi anni l’attività di Acacia è continuata con immutato entusiasmo, anche con l’istituzione di un premio annuale agli artisti italiani sotto i quarant’anni. Il premio consiste nell’acquisizione di un’opera, appositamente commissionata, da donare al futuro museo di arte contemporanea di Milano. «Il primo fu Mario Airò che produsse con la consueta poesia un’opera dal titolo significativo: Là ci darem la mano, scultura che rappresenta l’intreccio tra due gigli, metafora del matrimonio tra pubblico e privato». Già, un matrimonio troppo spesso mancato anche in una Milano che, pur vantando le migliori gallerie e i più attivi collezionisti italiani, non ha il coraggio di valorizzare le proprie risorse. Inutile dire che un’altra tegola è arrivata dall’ormai certa archiviazione del museo di Libeskind a Citylife. «Sì, in effetti non ci aspettavamo un nuovo dietrofront ma, evidentemente, l’amministrazione ha scelto altre priorità. Peccato, perchè Milano è una grande capitale europea e avrebbe tanto bisogno di un grande museo che, come lo immagino io, possa abbracciare tutte le discipline e epoche diverse». Ma sarebbe già molto se la mostra che inaugura oggi, a cura di Giorgio Verzotti, fosse il segnale di uno scambio iniziato timidamente con l’esposizione proprio a Palazzo Reale della collezione dello scomparso Paolo Consolandi.

Oggi, in altre stanze, verranno finalmente esposte le opere di bravi artisti italiani (molti lombardi) che spesso trovano riconoscimento solo fuori dai nostri confini: Mario Airò, Rosa Barba, Vanessa Beecroft, Gianni Caravaggio, Maurizio Cattelan, Roberto Cuoghi, Lara Favaretto, Francesco Gennari, Sabrina Mezzaqui, Marzia Migliora, Adrian Paci, Paola Pivi, Ettore Spalletti, Grazia Toderi, Luca Trevisani, Marcella Vanzo, Nico Vascellari e Francesco Vezzoli.

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