Qual è la vera linea dell'assessore Lucia De Cesaris sul progetto del Cerba? C'è la linea ufficiale, quella enunciata tre giorni fa nell'intervista in cui la responsabile dell'Urbanistica apre alla possibilità di costruire il centro di ricerca biomedica in aree «limitrofe allo Ieo» di via Ripamonti. Ma c'è un altro documento, in cui la De Cesaris mostra per intero tutta la sua sfiducia verso l'intero progetto, mettendo in discussione la sua stessa utilità per l'occupazione e persino (non si capisce bene sulla base di quali competenze) dal punto di vista della ricerca scientifica. A leggere questo documento, l'impressione che si ricava è che la reale volontà dell'assessore sia mettere una pietra tombale sull'intera vicenda, e che le aperture a collocazioni alternative siano solo un modo per tirare in lungo la pratica e tacitare i tanti sostenitori del progetto.
Il documento è una lettera inviata dall'assessore alle organizzazioni sindacali con cui domani si incontrerà per ascoltare le loro preoccupazioni sullo stop al progetto. «Gentili segretari - scrive l'avvocatessa De Cesaris - la complessa vicenda Cerba non avrebbe rappresentato nessuna occasione reale, neppure di medio periodo, di nuova occupazione oltre che di opportunità per la ricerca». Come sia arrivata a questa certezza, sulla base di quali analisi del progetto che doveva convogliare in unica struttura la ricerca e la terapia avanzata di cardiologia, tumori e neurologia, l'assessore non lo spiega. Ma va giù pesante sul progetto della fondazione voluta da Umberto Veronesi: «Le vicende del fallimento, non ancora definite, e l'assoluta incertezza dal punto di vista del progetto non consentivano e non consentono la definizione di tempi reali, e quindi ancor meno certi di realizzazione. In questo quadro l'amministrazione comunale ritiene utile, oltre che necessario sotto il profilo della legittimità, riavviare la discussione sul progetto, anche al fine di dare allo stesso prospettive di fattibilità reali».
«In questo senso- conclude l'assessore - lavoreremo fuori da melmosità procedurali e di prospettiva». Una frase finale di cui sarebbe interessante capire fino in fondo il significato: a quali «melmosità procedurali» da riferimento la De Cesaris?
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