"Ecco perché il Trivulzio è un'eccellenza della sanità"

Il neo direttore generale del Pat: "Miglioriamo i servizi e puntiamo a diventare polo di riferimento regionale"

"Ecco perché il Trivulzio è un'eccellenza della sanità"

Giuseppe Calicchio, direttore sociosanitario dell'Ats di Bergamo, è stato nominato alla guida del Pio Albergo Trivulzio il 27 dicembre.

Dottor Calicchio, il suo primo giorno al lavoro da direttore generale: che impressione ha avuto? Che clima ha trovato?

«Vorrei premettere che ho accolto questa nomina come un grande onore e una grande responsabilità. Con spirito di servizio affronterò il delicato compito che sono stato chiamato a svolgere. Con il direttore generale uscente Claudio Sileo ho avuto un momento di lavoro e di confronto proficuo e positivo. La mia intenzione è di proseguire nel solco fin qui tracciato per portare ancora più in alto gli straordinari risultati raggiunti da Sileo e da tutto il suo staff».

Uno dei risultati più eclatanti raggiunti in questi tre anni è stato il risanamento dei conti che ha visto una riduzione dal 2015 del 61 per cento delle perdite, utili pari a oltre 7 milioni e un aumento del 4 per cento dei ricavi per prestazioni ambulatoriali. E adesso le che cosa ha in mente?

«Per risanare il bilancio credo che sia necessario, dopo la lotta agli sprechi e la valorizzazione del patrimonio immobiliare già portate avanti nel triennio appena concluso, investire nel miglioramento dei servizi e nelle prestazioni erogate».

Il Pat è già un'eccellenza nel campo della cure intermedie in ambito geriatrico. A cosa ambisce?

«A far diventare il Pat il Polo di riferimento delle cure intermedie a specializzazione geriatrica».

Così si possono risanare ulteriormente i conti?

«Investire sulla qualità dei servizi è il punto di partenza per qualsiasi rilancio economico finanziario. In questo caso, tra l'altro, noi siamo già un'eccellenza sia per il livello di cure e assistenza geriatrica sia per il volume di prestazioni erogate».

Diventare Polo di riferimento regionale permetterebbe di vedere riconosciute come prestazioni medico sanitarie, cure e terapie che attualmente vengono considerate semplicemente assistenziali...

«Come ho già detto i bilanci si risanano investendo sulla qualità del servizio. Questo piano è ambizioso ma permetterebbe certamente di portare l'ottimo risultato del -3 per cento del bilancio a zero».

Le prestazioni ambulatoriali hanno fatto registrare un +4 per cento di ricavi. Pensa che si possa mettere ulteriormente a frutto anche questo plus della vostra struttura? Per esempio per snellire le liste di attesa?

«Il + 4 per cento è certamente un indicatore del riconoscimento che le famiglie e i pazienti milanesi danno alla qualità e all'efficacia delle nostre prestazioni ambulatoriali e penso che abbiamo margini di crescita. Nel quadro del confronto con Ats Milano, credo che potremo apportare un nostro, specifico contributo nello snellimento delle liste d'attesa non solo nell'ambito delle prestazioni geriatriche».

Che cosa si porta dietro dalla sua esperienza come direttore della Caritas di Vigevano?

«Il fatto che dietro a ogni budget, cifra, posto accreditato c'è una storia di dolore e disorientamento. Tradotto: un'attenzione alla dimensione di concretezza della persona e dei suoi bisogni».

Questa azione decisa di risanamento dei conti e di trasparenza, oltre al centinaio di assunzioni a tempo indeterminato, ha riportato un clima di serenità tra i lavoratori e ricreato un clima di fiducia dei milanesi verso la Baggina....

«È proprio in questo solco che intendo proseguire: lavorando con il rigore, l'efficacia e la trasparenza che questo ente storico e glorioso richiede, come la stessa città».

Il suo predecessore è riuscito anche a riallacciare il rapporto con la città e soprattutto a creare un nuovo clima di fiducia anche con i benefattori che hanno da sempre fatto la storia di questa istituzione...

«Puntiamo a far conoscere e a comunicare il più possibile tutti questi atti di generosità insiti nel dna dei milanesi, che ci accompagnano anche nel nostro lavoro quotidiano».

Apertura alla città significa anche aprire l'istituto agli anziani del quartiere, che non hanno bisogno di cure ma magari lottano contro la solitudine o la tendenza alla depressione.

«La nostra ambizione è trasformare il Pat in un centro di riferimento

per Milano, in una comunità che offra attività per gli anziani della zona, che sia nella rete dell'emergenza caldo, ma anche promotrice di iniziative di welfare aziendale, già in atto, ma che potrebbero essere potenziate».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica