Cronaca locale

"Effetto lente": cosa ha scatenato l'inferno nel grattacielo?

La nuova ipotesi sull'innesco che ha portato alla distruzione del palazzo a Milano

"Effetto lente": cosa ha scatenato l'inferno nel grattacielo?

L'incendio nel grattacielo di Milano potrebbe essere stato causato dal cosiddetto effetto lente. Il rogo è divampato sul balcone dell'appartamento del 15esimo piano del palazzo in via Antonini 32 a Milano, rimasto completamente distrutto la scorsa domenica 29 agosto. Da quanto emerso dalle indagini, infatti, sembra che non sia stato un corto circuito a provocare le fiamme, come era stato ipotizzato inizialmente. Potrebbero essere stati invece i raggi solari a surriscaldare una bottiglia di vetro, che era stata abbandonata sul balcone dal proprietario, lontano da casa dal mese di giugno.

L'ipotesi: è bastata una bottiglia

La bottiglia potrebbe essersi così trasformata nell'innesco. Durante i giorni scorsi il proprietario dell'appartamento è stato ascoltato in videoconferenza da Siracusa. Nel suo appartamento, disabitato da giugno, la luce era stata staccata, come confermato dallo stesso e dai tabulati relativi ai consumi elettrici. A bagnare le piante ci pensava il portiere dello stabile, Walter Aru, che periodicamente entrava nell'abitazione per innaffiare quelle sul balcone. L'ultima volta era stata proprio cinque giorni prima dell'incendio. Ci sono ancora molti punti da chiarire, tra i quali l'esatta composizione del rivestimento del grattacielo, e quale manutenzione sia stata fatta dall'anno della sua costruzione a oggi. Oltre al funzionamento del sistema antincendio.

Sono diversi gli avvocati che stanno seguendo i vari condomini, compreso il legale che rappresenta l'immobile. I condomini hanno nominato un loro perito, l'ingegnere Massimo Bardazza, che si era occupato in passato anche del disastro di Linate del 2001, della strage di Viareggio e dell'esplosione della palazzina in via Brioschi a Milano. Questa mattina è stata depositata l'istanza al pubblico ministero per la richiesta di fare accedere l'ingegnere Bardazza all'interno del grattacielo. Appena arriverà l'autorizzazione il perito potrà entrare e fare un sopralluogo.

L'effetto lente

Intanto, nelle prossime ore il pm Marina Petruzzelli, titolare dell'indagine per disastro colposo a carico di ignoti, effettuerà un nuovo sopralluogo. Al momento l'inchiesta si muove su due fronti. Da una parte il reparto del Nucleo antincendi dei vigili del fuoco al lavoro per chiarire l'origine delle fiamme. Dall'altra la squadra di polizia giudiziaria del VI dipartimento della procura che sta studiando tutta la documentazione acquisita durante la perquisizione degli uffici dell'azienda che ha progettato la facciata della Torre dei Moro. Sono soprattutto i materiali utilizzati per i pannelli a essere analizzati. Questi avrebbero fatto propagare molto velocemente le fiamme, proprio perché altamente infiammabili. Fiamme che, come spiegato precedentemente, potrebbero essere state innescate da un effetto lente. Ipotesi, quest'ultima, che sembra prendere sempre più corpo.

Un oggetto di vetro, forse una bottiglia lasciata sul terrazzo, potrebbe aver riflesso i raggi del sole su un altro materiale facendogli prendere fuoco a causa dell'alta temperatura raggiunta.

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