Regionali e Politiche insieme, in primavera. Il governatore Roberto Maroni (nella foto) che si ricandida - e potrebbe vedersela col sindaco Pd di Bergamo Giorgio Gori, l'unico che per ora ha avuto il coraggio di farsi avanti - rilancia la richiesta di un Election Day. Dà per scontato, dopo le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella («il termine naturale della legislatura è febbraio, è prevedibile che la data delle elezioni sarà tra febbraio e inizio primavera») che il periodo sarà quello. E dato che «Mattarella ha detto che si vota in primavera, io voglio Regionali e Politiche lo stesso giorno, ergo per sillogismo: si vota per la Lombardia in primavera». Esclude quindi al 100% le dimissioni anticipate per votare il 22 ottobre in concomitanza con il Referendum per l'Autonomia in Lombardia e Veneto. E a margine dell'assemblea degli amministratori leghisti che si è tenuta ieri in via Senigallia, il leader della Lega Matteo Salvini ha risposto preventivamente alle voci di un veto su Ncd imposto a Maroni nei giorni scorsi: «È chiaro che il simbolo di Alfano sulle schede elettorali nazionali non ci sarà però non impongo niente a nessuno. Ci sono alcuni passaggi parlamentari interessanti, ad esempio sullo ius soli, vediamo come voteranno. Perchè è chiaro che se voti per regalare cittadinanze a Roma poi non puoi pretendere di venire a governare con la Lega in Lombardia, il voto regionale è un voto anche politico.
Se sono coerenti con le nostre battaglie ben vengano». Maroni invece parlando del Referendum del 22 ottobre ha avvisato che è solo l'inizio: «Io voglio lo Statuto speciale, voglio tenermi le tasse dei lombardi e competenze su sicurezza e ordine pubblico».
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