Ema, adesso Maroni teme il boicottaggio in Europa

Gentiloni lancia Milano contro Bratislava e Barcellona Tra chi non voleva dare il Pirellone il leghista Cecchetti

Ema, adesso Maroni teme il boicottaggio in Europa

«Non posso pensare a una sede migliore di Milano per accogliere Ema». Così parlò il presidente del consiglio, Paolo Gentiloni, al Sole 24Ore, alla vigilia della candidatura della città a nuova sede dell'European Medicines Agency, l'Agenzia europea del Farmaco. Potrebbe sembrare una dichiarazione politicamente ovvia dopo la Brexit che costringe l'Ema a lasciare Londra e a trovare una sede dentro i confini dell'Ue. E invece non lo è, perché è potente l'asse franco- tedesco che spinge per Bratislava per ragioni di influenza territoriale più che per un'effettiva maggiore competitività della capitale slovacca. E il sostegno di Palazzo Chigi al progetto del presidente della Regione, Roberto Maroni, e del sindaco di Milano, Giuseppe Sala, non era scontato.

Invece oggi al Pirellone ci sarà anche il premier a presentare il dossier di candidatura. Gentiloni ha deciso di metterci la faccia, nonostante Emmanuel Macron e Angela Merkel spingessero altrove. Continui rinvii avevano fatto temere una posizione di arrendevolezza. A convincere Gentiloni deve essere stata anche una lettera inviata nei giorni scorsi da Sala e Maroni con la richiesta di presentare a Bruxelles un dossier entro fine luglio.

«Siamo ottimisti perché il dossier è forte. Ma a Bruxelles è il governo a gestire la partita - dice Maroni -. Spero che anche il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, ci dia una mano, visto che in Francia e Germania si sono mossi Merkel e Macron e il presidente della commissione Sanità del Parlamento europeo è intervenuto per sostenere Barcellona. È importante che si muovano tutti. Mi auguro che tutti i parlamentari europei, di tutte le regioni italiane, facciano un'azione di lobbying perché prevalga il dossier migliore e non le zone d'influenza».

Punto di forza del dossier è il Pirellone, che ha tra i suoi atout anche la modularità, il fatto che gli ambienti possono essere ridisegnati con facilità grande. È un edificio pubblico: l'Ema lascerà Londra nel marzo 2019 e il contratto (14 milioni di affitto l'anno) non prevede una risoluzione anticipata: Regione Lombardia, che ne dispone, può valutare un canone che tenga conto di questo esborso. Poi ci sono le scuole di Milano e della Brianza per i figli dei dipendenti, la vicinanza della Scuola europea di Varese che può essere replicata anche a Milano. Tutto questo lo sta valutando Enzo Moavero Milanesi, consigliere del premier per la promozione della dislocazione a Milano della sede dell'Ema.

Può suonare paradossale che era la Lega ad essere contraria alla scelta del Pirellone come sede Ema e anzi il più contrario era stato Fabrizio Cecchetti, da poco commissario della Lega a Milano per decisione di Matteo Salvini. L'opposizione lumbard si è sedata di fronte ai numeri: 890 dipendenti, 3700 esperti, 81 nuovi farmaci e 114 richieste di valutazione nel 2016.

Tra i punti di forza del Pirellone anche la logistica, la vicinanza agli aeroporti e alla stazione centrale, e la sinergia con l'Efsa, l'Autorità europea per la sicurezza alimentare con sede a Parma.

Dalla cooperazione - secondo gli autori del dossier - potrebbe nascere qualcosa sul modello del U.S. Food and Drugs Administrations, l'Agenzia per gli Alimenti e i Medicinali. Infine, i tempi: la decisione è attesa a ottobre o novembre.

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