Cronaca locale

«Estremisti di islam e sinistra uniti nell'odio contro di noi»

Parla l'assessore alla Cultura della Comunità ebraica: «Ora contestano anche memoria della Shoah e deportati»

Davide Romano, assessore alla Cultura della Comunità ebraica, come ha vissuto l'agguato di giovedì sera in via San Gimignano?

«Ero alla Bicocca con un comitato di quartiere per preparare il ricordo di una deportata ad Auschtitz. L'ho interrotto per seguire gli sviluppi. Sono rimasto colpito, non me l'aspettavo. Si pensa sempre che fatti del genere accadano altrove. In Francia, Belgio, in Israele. In Italia non siamo abituati».

Non è mai successo?

«Spintoni, aggressioni verbali o fisiche, sì. Ma col coltello, all'arma bianca, questo ancora no. Però quando andiamo nelle scuole a parlare di Shoah oggi troviamo contestazioni. Prima non c'erano. Parlo di contestazioni ad alta voce di studenti, di origine magrebina».

Percepisce ostilità?

«In Francia è già successo. Si è iniziato a contestare la shoah, poi non si è più parlato della shoah per evitarle. Poi sono arrivati gli attentati: Tolosa, Charlie Hebdo. La Francia è vicina. Un ragazzo che urla contro un deportato non può che essere manipolato. Anche qui ci sono cattivi maestri».

Escludete che l'agguato abbia una matrice diversa dall'antisemitismo? Un gesto folle alla Kabobo?

«Non abbiamo certezze ma il clima e gli elementi inducono a pensare che sia antisemitismo. L'agguato nasce dal clima anti-israeliano. Può anche essere un pazzo. Ma che da 3-4 anni ci siano contestazioni alla shoah è un fatto».

Ha parlato di studenti di origine magrebina. Come sono attualmente i rapporti col mondo musulmano?

«Ci sono mille sfaccettature nell'islam. Ci sono gli amici del Coreis, Maryan Ismail, Dounia Ettaib e l'islam dialogante. Poi una galassia meno visibile che gioca sull'antisionismo. “Si può amare gli ebrei e odiare Israele” dice qualcuno. Ma il fanatico non distingue. Sa solo odiare».

Ma il 25 aprile la Brigata ebraica è stata contestata da frange politiche estreme dei centri sociali.

«C'è un'identità di vedute con islam radicale, attaccano Israele ma questo odio lo riversano contro gli ebrei. Anche gli ex deportati vengono contestati. In Francia c'è un atto antisemita al giorno e non ci sono ebrei che attaccano. È univoco. Integralismo islamico e di sinistra si toccano in questo odio. E infatti ci sono persone che si convertono dall'uno all'altro».

L'obiettivo è Israele?

«Non c'è differenza di vedute fra islam radicale e sinistra radicale. Vedono un pericolo nella democrazia. Ma la demonizzazione di Israele è ritenuta politicamente corretta».

Oggi avete paura per la vostra sicurezza, della comunità, delle famiglie?

«Ancora no. Se pure fosse un gesto antisemita è un fatto singolo per ora. E abbiamo grande fiducia nelle forze dell'ordine. Però sarebbe auspicabile nella politica più attenzione alla demonizzazione verso Israele, uno Stato vicino e amico che non sempre l'Europa contraccambia».

A Milano sentite la vicinanza della politica?

«A livello milanese siamo soddisfatti, da Fdi al Pd abbiamo ricevuto grande solidarietà, anche il mondo cattolico e quello musulmano. Ma dobbiamo tenere le antenne dritte. Stare attenti. Vigilare. Dobbiamo affrontare in termini di insegnamento, nelle scuole, nelle famiglie e nelle moschee, questo problema. Questo nuovo antisemitismo».

La soluzione milanese al caso moschee va nella direzione giusta?

«Al di là del bando, dipenderà dalla gestione delle moschee, che devono essere aperte a tutte le anime dell'islam, trasparente e partecipate dalle donne.

Ci vogliono moschee di cui tutti possiamo essere orgogliosi».

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