Europee, tutti i vecchi in lista Il Pd archivia la rottamazione

Fra due mesi si vota per le Europee ma si prevedono tempi duri per i rottamatori del Pd. Dal partito, da Roma, non è arrivato l'auspicato (da molti) ordine di rinnovare profondamente le liste, per candidature e posti da capolista si va quindi incontro alla solita vecchia lotta fra big e «baroni», anche a Milano - o meglio nella grande circoscrizione Nord-ovest, che comprende la Lombardia, come il Piemonte e la Liguria.
Matteo Renzi aveva inaugurato il suo corso alla segreteria annunciando l'intenzione di non candidare al Parlamento europeo Massimo D'Alema (che ci teneva moltissimo). Impegnato com'è a barcamenarsi fra sindacati, Confindustria e correnti, l'ex sindaco di Firenze ha deciso di archiviare la rottamazione, o almeno sospenderla. Giusto il tempo di compilare le liste. In mancanza di una precisa scelta politica di rinnovamento, affidandosi alla lettera dello statuto, che prevede uno stop alle ricandidature solo dopo tre mandati, il partito non potrà dunque «far fuori» nessuno degli uscenti. A meno che non siano intenzionati a farsi da parte. E non lo sono. L'unica che non vuole tornare a Strasburgo è Francesca Balzani: attualmente assessore al Bilancio a Palazzo Marino, avrebbe in mente di candidarsi in futuro a sindaco di Genova. Tutti gli altri uscenti sono vogliosi di tornare in pista: da Sergio Cofferati, già leader Cgil e poi sindaco di Bologna, alla milanese Patrizia Toia, al milanese ex segretario della Camera del Lavoro Antonio Panzeri, alla piemontese Mercedes Bresso.
Contro questi big, poco possono fare i vertici locali del partito. E poco potranno fare gli avversari interni una volta guadagnato un posto in lista: difficile combattere con chi ha la forza, sociale e finanziaria e mediatica, che gli deriva da almeno dieci anni di lavoro e visibilità, nei palazzi dell'Eurocrazia e sul territorio. I posti eleggibili restano uno-due. Uno sembra che sia già stato prenotato da un'altra milanese, Alessia Mosca, trentanovenne monzese di nascita e lettiana per fedeltà politica. Già eletta nella circoscrizione Lombardia 1 e componente della segreteria del partito, la ex popolare ha già lavorato al Parlamento europeo e sembra destinata a tornarci (elettori permettendo). Il suo sgomitare sembra andato a buon fine.
Ai renziani milanesi, ormai più rottamatori del rottamatore e parecchio indaffarati, resterebbe dunque un solo vero nome a disposizione, per marcare la novità con la speranza di essere eletto. Lo scouting sembra concentrarsi su una rosa di nomi da cui emerge, al momento, un volto nuovo, quello di Beppe Severgnini, cremasco, giornalista del Corriere della Sera conosciuto anche per i programmi televisivi e radiofonici e le ripetute e apparizioni in tv, dove non ha mancato di far notare la sua cauta fiducia nel nuovo corso renziano.

Oltre al nome di Severgnini, che non ha ancora accettato (anzi forse ricevuto l'offerta di una candidatura) i vertici locali del partito sembrerebbero impegnati su un altro «giovane» nome, che tuttavia resta più «coperto», e proprio per questo alla fine più papabile per la lista e magari per l'ambito posto di capolista.

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