«Ex terroristi fanno carriera» Guerra negli uffici su Azzollini

«Ex terroristi fanno carriera» Guerra negli uffici su Azzollini

Non è bastata una settimana a far sedimentare il caso Azzollini. Due giorni fa i sindacati di polizia sono andati a protestare davanti a Palazzo Marino contro l’incarico da dirigente assegnato all’ex terrorista che nel 1977 partecipò, pistola alla mano, agli scontri in cui venne ucciso il vicebrigadiere Antonio Custra. «Non siamo per la sua esclusione dal Comune ma non può ricoprire un ruolo così di primo piano è assurdo», hanno contestato. In prima fila Carmine Abagnale, poliziotto e consigliere del Pdl. É anche vicepresidente della commissione Antimafia, e ieri un altro consigliere-agente, il Pd Gabriele Ghezzi, per protestare contro il collega che è sceso in piazza sul caso di Maurizio Azzollini (promosso come dirigente nell’ufficio del vicesindaco Maria Grazia Guida) ha disertato la seduta. E accusa gli agenti di essersi fatti «strumentalizzare politicamente» da Abagnale per «un fatto accaduto 35 anni fa e con il protagonista del caso che ha lavorato seriamente ed in modo proficuo per quasi venti con le amministrazioni precedenti». Eppure. In queste settimane si raccoglie un clima di imbarazzo tra i corridoi di Palazzo Marino e anche nella sede dei gruppi consiliari in via Marino 7, dove per anni ha lavorato l’altra protagonista di una nomina «scomoda» per il suo passato, denunciata già nei giorni scorsi da Libero. Lucia Pizzo negli anni Ottanta fu processata come appartenente alla colonna terroristica Walter Alasia, lo studente ucciso in uno scontro con la polizia a Sesto San Giovanni, oltre al giovani morirono il vicequestore Antonio Padovani e il brigadiere Sergio Bazzeca. Una vicenda da cui la Pizzo uscì pulita, fu condannata in primo grado a 5 anni e passò sei mesi a San Vittore ma in secondo grado fu assolta con formula piena. In Comune è entrata come messo comunale, ha svolto il ruolo di coordinatrice ai gruppi consigliari e la scorsa estate è stata nominata capo della segreteria del dg Davide Corritore. Assolta dalla giustizia, ma non dai tanti colleghi che in questi giorni si sono rifiutati di firmare una lettera di solidarietà circolata tra il Palazzo e via Marino. E alcuni confidano che hanno aderito solo per evitare guai o ritorsioni sul lavoro. «Bisogna avere un passato da terroristi per essere promossi da questa giunta?» sbotta una segretaria, che non si accontenta di sapere che la dirigente con la sentenza definitiva è uscita pulita da quella brutta storia, «non basta dire erano ragazzi, lei e Azzollini». E va detto che molti non erano d’accordo neanche con la parte della lettera che invitava a giudicare l’operato solo professionale della dipendente. Invidie per una carriera veloce? Vai a sapere, la firma in calce non l’hanno messa. La lettera è indirizzata al sindaco e al presidente del consiglio comunale Basilio Rizzo, e fa solo un riferimento alla solidarietà ad Azzollini.
Parte da «un gruppo di amici e colleghi» del collaboratore del vicesindaco nel mirino per i fatti del 1977, un’altra lettera. Con «sconcerto, dolore e rabbia» scrivono, «stiamo leggendo in questi giorni una serie di articoli nei quali vengono ricostruite le vicende personali di Azzollini, protagonista dei fatti di via De Amicis quando era studente del Cattaneo». Un episodio che «se ha lasciato tracce, queste sono nell’animo di chi quei fatti ha agito e vissuto, da ragazzo di sedici anni. Noi abbiamo lavorato per tanti anni e continuiamo a lavorare al fianco di Azzollini, un funzionario tra i più competenti, capaci, disponibili e sensibili». Queste doti «che lo hanno fatto scegliere per un incarico delicato, che a lui comporta solo più lavoro e più responsabilità». Più lavoro e più responsabilità? Colleghi su altre scrivanie (meno importanti) non condividono quel messaggio di solidarietà, «è vergognoso».


Il Pdl Abagnale non ha voluto invece polemizzare con Ghezzi, che ha disertato la commissione Antimafia (anche se formalmente era «presente», visto che ha delegato il collega del Pd Gabbai a partecipare al suo posto «per impegni precedenti già assunti»): «Non voglio nemmeno rispondergli, lo giudicheranno i nostri colleghi».

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