Luca Fazzo
Se Expo e la Fiera hanno aperto le porte alle imprese di Cosa Nostra, bisogna dire che hanno avuto chi le ha aiutate a spalancare i cancelli, a non rendersi conto che quel consorzio dal nome latino era in realtà la propaggine dei clan mafiosi di Pietraperzia. Nell'intenso scaricabarile seguito alla retata del pool antimafia della Procura, che mercoledì ha spedito in cella undici persone e ha alzato il velo sugli affari della Dominus, salta fuori un documento che in apparenza è inequivocabile. E dice che l'azienda collegata ai clan aveva avuto il via libera non solo degli enti fieristici ma anche di istituzioni dello Stato dotate di robusti mezzi investigativi.
Si scopre che la Dominus era stata indicata per essere inserita nella piattaforma informatica Sigexpo (una sorta di albo pubblico delle aziende operanti sul sito dell'esposizione universale) su indicazione della Francia, che le aveva affidato la realizzazione del proprio padiglione, e di Nolostand, la società controllata da Fiera Milano che l'altro ieri è stata commissariata dal tribunale. Ma nessun tecnico od operaio di Dominus è entrato fisicamente nel sito. E allora? A lavorare materialmente ad Expo sono state due società che fanno parte del consorzio Dominus, la Fair Service e la Map. E a fare suonare un po' di campanelli d'allarme nelle istituzioni avrebbe dovuto essere in particolare la seconda, perché ha incamerato una robusta quantità di subappalti da importanti ditte presente nel cantiere, come Giavazzi, Valori e soprattutto la Italiana Costruzioni, il colosso controllato dalla famiglia Navarra. Da quest'ultima, la Map ottiene contratti anche sopra il milione di euro. E si scopre che la Map all'epoca era in possesso di regolare certificato antimafia rilasciato dalla Prefettura di Milano.
Come e perché sia stato rilasciato il nulla osta antimafia alla Map è uno de temi che ora stanno sul tavolo dell'inchiesta. La Map ha la sede a Cornaredo, ma basta un'occhiata al sito della Dominus - ancora attivo, anche nella parte in cui il consorzio si candida come «la via migliore per diventare protagonisti di Expo», per accertare che Map è partner di Dominus. E questo dettaglio evidentemente non è stato ritenuto dalla Prefettura un buon motivo per negare all'azienda di Cornaredo l'attestato di affidabilità.
Ieri risulta impossibile ricevere da Map una spiegazione dei suoi rapporti con Dominus. Certo, è possibile che l'azienda di Cornaredo non sapesse che dietro la facciata ufficiale, zeppa di prestanome, il consorzio fosse in realtà controllato da Liborio Pace e da Giuseppe Nastasi, i due siciliani che secondo la Dda di Milano portano, passaggio dopo passaggio, fino all'entourage del superlatitante Matteo Messina Denaro.
Ma è difficile immaginare che la prefettura di Milano non avesse a disposizione gli strumenti per accertare chi governasse davvero il consorzio. Eppure gli uffici prefettizi di corso Monforte, che in questi anni hanno dispensato anche a sproposito misure interdittive, sulla azienda partner della Dominus non avevano avuto niente da ridire.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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