Expo, il padiglione Usa «Non sarà solo hamburger»

Expo, il padiglione Usa «Non sarà solo hamburger»

Non solo hamburger e patatine. Ecco il motto con cui gli Stati uniti d'America hanno deciso di dar l'assalto all'Expo, promettendo di far conoscere al mondo la vera cucina made in Usa. Un investimento da 45 milioni di dollari tutto da cercare nelle tasche degli investitori privati, perché le rigide regole di Washington vietano qualsiasi partecipazione statale.
In realtà l'annuncio della partecipazione ufficiale del colosso statunitense che molte apprensioni ha causato agli organizzatori dell'evento ancora non c'è, ma la presentazione di ieri nella sede di via Rovello del padiglione è un segnale più che tranquillizzante. Perché è vero che la campagna di raccolta fondi è appena cominciata e a finanziare l'intervento dovranno essere le sedi americane delle multinazionali, ma nessuno sembra aver dubbi sul successo dell'iniziativa «American food 2.0». Tanto che lo scorso 17 ottobre è stato lo stesso presidente Barack Obama ad annunciare al premier Enrico Letta i «Friends of the U.S. Pavillion», la cordata che svilupperà il progetto e gestirà il padiglione. Per il cui lancio ieri è arrivato a Milano l'ambasciatore Usa in Italia John R. Phillips. Un progetto, ha spiegato, che avrà il compito di «portare in Italia il meglio della cultura culinaria americana». Presenti, oltre al commissario Expo Giuseppe Sala, i rappresentanti dei membri del comitato: il ceo dell'International Culinary Center Dorothy Can Hamilton, il vice presidente della James Beard Foundation Mitchell Davis e il consigliere della Camera di commercio americana in Italia Simone Crolla.
Una struttura che si svilupperà su un lotto di 4mila metri su cui sarà allestito un avveniristico granaio («giovane e globale») con terrazza, auditorium e ristorante. Un giardino verticale con piante da ciascuno dei cinquanta Stati americani che proseguirà anche sul tetto e dominerà una delle due lunghe pareti, mentre l'altra sarà un unico maxi-schermo. Per i visitatori un viaggio nella sostenibilità alimentare, grazie al «cibo americano 2.0: sostenibile, innovativo, salutare, imprenditoriale e delizioso». All'interno i visitatori saranno coinvolti in un percorso «dal campo alla tavola» attraverso eventi, incontri e degustazioni che faranno scoprire il «ricco mosaico culturale, scientifico e culinario che compone gli Usa». Sarà inoltre sviluppato un programma specifico di iniziative (The Manifesto Project) a sostegno della responsabilità d'impresa e della sostenibilità ambientale e alimentare, oltre a un piano di coinvolgimento studentesco e alla scelta di «ambasciatori regionali» che circoleranno con dei camion-ristorante all'interno dell'area espositiva e per le strade di Milano.
Ormai ineludibile la questione sulla promozione delle colture Ogm che diverrà sempre più cruciale con l'avvicinarsi dell'evento.

«Il punto che qualifica Expo - ha risposto ieri Sala - è che sarà una piattaforma aperta e inclusiva che metterà i Paesi nella condizione di poter dire la loro su diversi temi. Poi toccherà ai visitatori tirare le conclusioni».

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