È un derby tra gli italiani del Mediterraneo e quelli d'oltre Atlantico, una sfida tra Italia e Uruguay che non è una partita normale, non solo per l'importanza del risultato, ma soprattutto per i valori, la storia, le tradizioni e le emozioni che coinvolgono le due nazioni. Lo sa bene la comunità uruguagia (dallo spagnolo uruguajos, più corretto di uruguaiani) di Milano, 180 cittadini uno più uno meno che ruotano intorno al consolato di via Diaz dove il nuovo console Gaston Lasarte ha preso il posto del precedente Josè Serè rientrato dopo un lustro in patria. Lo sa bene, in particolare, la bella Sandra Carpena che, per i mondiali brasiliani, ha portato uno spicchio di Uruguay all'ombra della Madonnina.
E lo sanno bene anche i tanti uruguagi che tutte le sere nella Fabbrica del Vapore di via Procaccini, vivono per qualche ora l'atmosfera di casa al ritmo del candombe, dal 2009 patrimonio dell'Unesco, una musica che ha oltre 250 anni, di origine afro-uruguagia che ha come figli tango e milonga. Sono il 42enne Fabian Suarez, da 26 anni in Italia, dipendente di Intesa San Paolo e la 18enne figlia Mikaela che ha studiato percussione al Conservatorio, a dettare il ritmo delle serate con tre tipi di tambores a forma di botte e con tonalità diverse (ad ascoltarli anche la mamma Argentina, proprio così, ironia della sorte e la moglie Soraya).
Ma è Sandra Carpena, da 35 anni in Italia, bisnonni spezzini la vera regista di un gruppo di connazionali che gravitano attorno allo stand dell'Uruguay dove si possono gustare mate, vino tinto e dulce de leche. È lei la responsabile del Consejo consultivo del Nord Italia voluto dal governo e inglobato nel Departamento XX (sono 19 quelli in Uruguay, come le nostre province) per tenere uniti gli uruguagi in patria e fuori. Ed è sempre lei a dare l'impronta di una nazione: «Yo no pedì nacer en Uruguay, solo tuve suerte» (Io non ho chiesto di nascere in Uruguay, sono solo stato fortunato), le parole magiche che uniscono un popolo.
A unirli ci pensa anche la musica del 53enne cantautore Angel Luis Galzerano, il De Andrè del Rio de la Plata, da 30 anni in Italia che effettua tournee in tutto il mondo al suono del candombe della sua chitarra acustica e che rivendica la paternità del tango. «Non è giusto dire che è solo argentino - afferma - il tango è rioplatense e viene anche da casa nostra. Quanto alla partita, ho il cuore diviso e con i miei figli Manuel (25) e Clara (21), che tifano Italia, sarà una bella lotta».
Non ha dubbi il 52enne Ruben Ariel Panizza Acuna, da due anni in Italia (ha raggiunto la moglie salernitana Anella Di Lorenzo), con bisnonni di Salerno e Balestrino, tre figli Andres (33), Micaela (25) e Adrian (18) che, facendo i debiti scongiuri, precisa: «Amo l'Italia, morirò qui e qui andrò al pais de los quietos». È lui il gran maestro del mate e di una speciale birra non ancora importata in Italia che presto Panizza Acuna lancerà nel nostro paese presentandola presso la milanese Camera di commercio.
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