Il Fai svela i tesori e la città fa la coda

Dall'archivio Ricordi alla Rai, da palazzo Pirelli alla Borsa: folla di visitatori per le Giornate di primavera

Il Fai svela i tesori e la città fa la coda

Sì che colpiscono le code, ok il sorriso della gente che attende in ordine fino a tardo pomeriggio senza noia o rabbia, vanno bene i molti giovani che ammettono di disertare lo shopping per entrare nella storia, ma ciò che fa più nuova più invecchia l'iniziativa del Fai sulle «Giornate di primavera», che hanno aperto ieri e anche oggi ambiti spazi di Milano, solitamente invisitabili, sono i volontari del Fai che accompagnano i visitatori. Studenti liceali o donne e uomini all'alba di un lavoro che si preparano da settimane su quello specifico monumento.

Brillano gli occhi di Marija Kuhtic, che risponde alle domande delle persone assiepate, un vero popolo in attesa, davanti all'archivio Ricordi in via Brera 28, mentre dice: «Oggi per la prima volta si può vedere la lettera che Giuseppe Verdi scrisse a Giovanni Ricordi nel 1862 affinché gli mandasse l'Inno di Mameli per valutarlo». Croata, milanese da 22 anni, studia l'archivio Ricordi da ben sei mesi per poterlo spiegare. «Per essere cittadina italiana ho giurato sulla bandiera, cosa che mi rende molto orgogliosa, perché questo è un Paese unico al mondo per i suoi tesori. Gli italiani devono crederci, devono ritornare a investire sui visionari come fece Giovanni Ricordi: se non ci fosse stato lui Verdi e Puccini sarebbero stati solo due depressi. L'industria più forte dell'Italia è l'arte».

A proposito di visionari, abbiamo immaginato che quest'anno le giornate del Fai siano la prova generale per Expo. «Esatto - sostiene Riccardo Villa - comincio a capire che una città non è una città turistica se non sono i suoi stessi abitanti a conoscerla»; e Salvatore Grammatica, esperto in impianti elettrici, esce dagli uffici di via Brera 28 esclamando: «Una meraviglia! Stamattina sono stato a vedere la sede Rai in corso Sempione e adesso vado in piazza della Borsa».

E così ci si ricorda ancora che Milano è stata la prima. La prima a valutare l'Inno d'Italia nel 1862, diventato ufficiale solo nel 2012! E'stata la prima ad ospitare la Rai nascente, è stata la prima e tuttora l'unica ad avere una Borsa. Milano ha innovato tutto, da sempre, e conserva tutto, pur restando contemporanea. Ieri mattina c'è stato un po' di trambusto tra i visitatori Fai e il set di un film che si sta girando in piazza Affari, ma poi i due contendenti si sono divisi gli spazi e tutto è andato per il meglio. Ginevra, Flavia e Isabella frequentano l'ultimo anno del liceo Leopardi: sono loro insieme ad altri dirigere la coda davanti a palazzo Mezzanotte.

«I nostri professori ci hanno consegnato le dispense qualche settimana fa. Le abbiamo studiate. Sappiano tutto della Borsa, come funzionava una volta e come funziona adesso». La gente riempie la piazza, tra loro sono tanti i milanesi che entrano nel luogo degli affari per la prima volta, come Francesca Antonelli e Massimo Battaini. «Stamattina siamo stati a San Fedele. Per domani abbiamo prenotato la visita a palazzo Pirelli: dobbiamo vederlo prima che non sia più italiano. Ci facciamo rubare tutte le cose più belle».

Esatto! Ci preoccupiamo di ricchezze inutili, per lasciare in mano ad altri il patrimonio che ci dà gloria, onore e unicità sulla terra. Italia Fai l'arte, pare dire il Fai. E speriamo che con i successi di questi giorni ci riesca.

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