Alberto Giannoni
C'è chi pretende le scuse del sindaco, e chi immagina di «mandarlo all'Aia per violazione dei diritti umani». Ci sono ancora strascichi e polemiche grottesche a tre giorni dalla festa del sacrificio di Sesto San Giovanni. La ricorrenza religiosa islamica è stata regolarmente celebrata dai musulmani sestesi, nonostante il (falso) allarme di imam e Pd. Le critiche di dem e musulmani erano partite che il sindaco Roberto Di Stefano (Fi) aveva negato il palazzetto dello sport al centro islamico locale, che lo aveva chiesto troppo tardi in base alle regole vigenti per l'impianto. C'era, nel diniego del sindaco, sia una ragione formale sia una valutazione più politica, legata anche al progetto della mega moschea (adesso stoppata) in via Luini. Di Stefano non ritiene che Sesto debba diventare il centro islamico di riferimento dell'intera Lombardia, anche per questo considerava il Palasesto sovradimensionato per le esigenze delle comunità locale. Anche senza palazzetto, aveva garantito, la festa potrà essere celebrata. E così in effetti è stato. I musulmani milanesi, tuttavia, non hanno gradito la scelta del sindaco. E contestano la sua linea. Interviene anche la consigliera comunale musulmana del Pd, Sumaya Abdel Qader, che a Di Stefano chiede: «Le pare che la gente ha tempo e possibilità di farsi centinaia di km per pregare il venerdì o tutti i giorni o nelle feste a Sesto San Giovanni?». La ex dirigente dei centri islamici definisce «pretestuose e a tratti false» le affermazioni di Di Stefano.
E una delle promotrici della Costituente islamica, Donatella Amina Salina, aggiunge: «Questi qui sfidano la Costituzione italiana con continui atti di discriminazione religiosa come è accaduto anche a Cantù e noi ancora cerchiamo il dialogo. Mandiamoli all'Aia per violazione dei diritto umani. Una bella condanna l'Italia se la riprende».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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