La definiscono «nuova, itinerante, provocante» e ne parlano al plurale: a Milano infatti non ci sarà una ma più Feste dell'Unità, organizzate nei quartieri periferici e «popolari» della città (Stadera, Corvetto, Bruzzano, Olmi), per «dialogare anche con chi non ci ha votato». Così il segretario metropolitano Pietro Bussolati ha descritto la kermesse, ammettendo il problema di consensi nelle zone dove si soffre. Analisi del voto alla mano, infatti, Milano il 4 marzo ha resistito all'ondata gialloverde, ma mostrato anche qualche scricchiolio, ed è rimasta accerchiata: le minacce arrivano da Sesto San Giovanni, Cinisello Balsamo, Magenta, roccaforti passate al centrodestra. Ed è per questo che in due serate i baracchini, la salamelle e i confronti organizzati dal Pd si sposteranno anche a Segrate e a San Giuliano. La Festa? «Un'occasione per ripartire», dice Bussolati. Quantomeno dovrà essere un momento per «focalizzarsi sui contenuti: ambiente, infrastrutture e lavoro». E non solo per parlare «del confronto interno al Pd» a cui pure saranno dedicate alcune serate: l'assemblea metropolitana (il 22 settembre), e gli interventi di Andrea Orlando (il 14), Gianni Cuperlo e Piero Fassino (il 21). Presente anche l'ex sindaco arancione Giuliano Pisapia (il 22, «niente abbraccio con Mariaelena Boschi, quest'anno») e quello attuale - che ricorda spesso di non avere tessere - Giuseppe Sala (il 20).
Se la minoranza resta, è la maggioranza a dare pochi segnali: l'evento di chiusura sarà affidato al segretario Maurizio Martina (il 23 settembre alle 21), ma il grande assente è Matteo Renzi. «Per ora ha garantito la partecipazione solo alla festa nazionale di Ravenna - spiega Bussolati - ma se verrà saremo disponibili ad organizzare un incontro».
Disponibilità anche nei confronti di esponenti dei partiti opposti (ma è una «tradizione», dice il segretario): ad esempio per Forza Italia la capogruppo Maria Stella Gelimini parlerà del «Paese che ha paura delle riforme» con la ex ministra Elsa Fornero e il parlamentare dem Tommaso Nannicini. Mancherà pure il presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana (Lega), «già impegnato altrove», mentre a quello dell'Emilia Romagna, Stefano Bonaccini (Pd) toccherà parlare di Partito del Nord con il sindaco di Bergamo e sconfitto alle regionali Giorgio Gori. Un Pd del settentrione che pensi anche «all'autonomia rafforzata» e «all'interesse di Milano» mentre la «Lega ha abbandonato questa missione», ha anticipato Bussolati. Personaggi di un passato che sembra lontano ma che ci saranno alla festa: l'ex commissario alla spending review Carlo Cottarelli e il predecessore di Matteo Salvini all'Interno, Marco Minniti (che cercherà di convincerci di quanto la sicurezza sia «di sinistra»).
Quanto ai parlamentari della città, Emanuele Fiano, Matteo Mauri, Franco Mirabelli e Barbara Pollastrini dovranno dire la loro all'ex fedelissimo renziano Lorenzo Guerini sul Pd visto dalla città
motore del Paese. Per adesso da qui arriva forte la richiesta di un «congresso nazionale ampio e in tempi rapidi»: se la fase di cambio dei vertici nelle periferie è già fissata, su quella nazionale non ci sono tempi certi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.