Finisce la luna di miele tra Pisapia e Formigoni E ora lo scontro è totale

Finisce la luna di miele tra Pisapia e Formigoni E ora lo scontro è totale

Ormai si parlano solamente a mezzo stampa, con commenti acidi e battute avvelenate che sembrano raccontare un rapporto arrivato alla frutta. Roberto Formigoni e Giuliano Pisapia, il governatore della Lombardia e il sindaco di Milano, per qualche mese hanno vissuto una specie di luna di miele, quasi fastidiosa da digerire per i rispettivi alleati. Dopo l’arrivo di Pisapia a Palazzo Marino, Formigoni in più occasioni aveva parlato di collaborazione istituzionale.
Parole, ma non solo. Erano seguiti i fatti, ovvero la divisione degli incarichi per l’Expo 2015, con Pisapia commissario straordinario e Formigoni commissario generale. Tanta sintonia aveva addirittura fatto sorgere dubbi di intese sotterranee, tanto che già in campagna elettorale i formigoniani erano stati accusati neanche troppo velatamente di non avere dato il necessario sostegno a Letizia Moratti. Un’altra era.
Oggi tra gli inquilini delle due maggiori istituzioni lombarde non passa giorno che non arrivi una punzecchiatura più o meno esplicita. «Da lui solo polemiche, ignora i problemi» le parole dure di Pisapia rivolte a Formigoni. E il governatore ha assestato un paio di colpi mica da ridere, come quando il sindaco è stato costretto a una rapida e pericolosa retromarcia sulla cittadinanza onoraria al dalai lama. «Bisogna saper far politica, che è l’arte di di conciliare i diversi interessi» se ne era uscito senza diplomazia Formigoni.
I loro supporter sostengono che la responsabilità è dell’altro. I formigoniani dicono che il sindaco si è chiuso nel suo isolamento, in una torre d’avorio da cui non si affaccia più come in passato per consultarsi con il presidente della Regione. Pisapia ha detto ad alta voce «non posso prendere schiaffi ogni giorno e non reagire», ma in quest’allontanamento i fatti contano più delle parole. A partire dall’Expo.
Formigoni non ha digerito la fuga indietro di Pisapia, quando il sindaco ha minacciato le dimissioni nel tentativo di alzare la posta dal governo. Ciò che ha più indispettito il governatore è stato non essere messo a conoscenza delle bellicose intenzioni del sindaco, che ha parlato con il premier, Mario Monti, e con l’ad di Expo 2015, Giuseppe Sala, senza consultarsi con Formigoni. Uno sgarbo personale oltre che un ostacolo sulla strada dei buoni rapporti per l’Esposizione universale del 2015.
La vicenda del Dalai Lama ha avuto un andamento simile. Anche qui Pisapia è andato per la propria strada, decidendo da solo come affrontare il caso sollevato dal consolato cinese. Eppure la questione, potendo comportare conseguenze sull’Expo, riguardava anche il suo commissario generale, Roberto Formigoni. Così il governatore non ci ha pensato due volte a dire la sua, accusando l’avvocato prestato alle istituzioni di non saper fare politica.
A questo punto Formigoni - e siamo al più recente motivo del contendere - è intervenuto a gamba tesa anche sulla Scala, criticando lo stipendio super del sovrintendente Stéphane Lissner. «Che cosa pensano i lombardi di una Scala sostenuta da fondi pubblici che paga al sovrintendente un compenso superiore al milione?» ha twittato Formigoni. E ha aggiunto: «Il più alto dirigente regionale, con ben altre responsabilità, guadagna meno di un quarto di Lissner». Tutti sanno che il presidente della Fondazione Scala è proprio il sindaco, Giuliano Pisapia. E al di là del merito, su cui entrambi possono persino trovarsi d’accordo, un intervento “a freddo” sull’argomento è pur sempre una gatta da pelare per Palazzo Marino, che in questo caso ha scelto il silenzio.
Le scaramucce non sono mancate nemmeno sulla linea 5 della metropolitana. «È grave che la M5 non sia pronta per la visita del Papa» ha sottolineato con la matita blu Formigoni quando i pellegrini arrivati a Milano per Benedetto XVI si sono visti costretti a lunghi tratti a piedi a causa del ritardo nei lavori. Fin qui le critiche particolari.
Ci sono poi i grandi temi, quelli su cui le posizioni politiche sono lontanissime, perché chiamano in causa una diversa idea dell’uomo. A partire dalla valorizzazione della famiglia e del matrimonio. Quando Pisapia ha riproposto le unioni civili e le “famiglie” al plurale proprio alla vigilia dell’arrivo del Papa a Milano e poi durante l’incontro in Duomo, Formigoni ha sottolineato la distanza siderale: «Di famiglia ne conosco una sola, fatta da un uomo, una donna e dei bambini. Altre non ne conosco». Una differenza di vedute destinata a tornare d’attualità a settembre, quando il tema sarà all’ordine del giorno.
E veniamo alla Città della salute. Formigoni e Pisapia si sono confrontati da diverse sponde. Il sindaco voleva a tutti i costi ospitare a Milano il nuovo polo sanitario, ma continuava a rinviare il momento della decisione definitiva. Numerosi rinvii fino allo stop definitivo della Regione. «Un ulteriore rinvio sarebbe stato scorretto e irrazionale» ha concluso Formigoni. Non sono novità.
La conflittualità tra Regione e Comune è per così dire nelle cose. Accadeva anche in tempi in cui i colloqui non erano trasversali e la mancata sintonia chiamava in scena esponenti del medesimo partito.

Si beccavano di frequente anche Letizia Moratti e Formigoni e la mancanza di sintonia tra il sindaco di Milano e il presidente della Regione Lombarda era sotto gli occhi e sulla bocca di tutti. Per non dire del rapporto a tratti ambivalente tra Formigoni e Gabriele Albertini. Storie passate ma sempre un po’ attuali.

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