Per quelli come Filippo Penati, Pierfrancesco Majorino o Marilena Adamo rileggere lAnsa delle 18 e 32 provoca un po di nausea. Eppure, anche loro sanno che Dario Fo ha ragione, che lultimo (e lennesimo) schiaffone alla sinistra è cosa buona e giusta. «A Milano, la sinistra, ha tampinato i poteri forti, quelli che si erano già avvicinati alla destra con la solita logica di mercato: vado dove mi pagano meglio e dove mi danno più garanzie». Che aggiungere? «È la storia triste di una sinistra che o non aveva o non presentava un programma».
Bocciatura firmata dal premio Nobel che, durante le amministrative di Milano, non solo si era autodefinito «lantidoto contro il virus moderato» ma aveva lucidamente messo a nudo le responsabilità della dirigenza diessina, quella che voleva mettere la città nelle mani di un ex prefetto con leskimo nellarmadio. Nessun stupore, quindi: il sommo giullare non è uomo per tutte le stagioni, non è disponibile ad addolcire la pillola e non ha niente da spartire con la sinistra dellinciucio. Ma Fo guarda anche al presente, al governo della città - e dopo le amare considerazioni sulla sinistra -, applaude il sindaco di Milano.
Fo: «Moratti onesta coi milanesi, la sinistra no»
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