«Ho chiarito tutto, sono più che sereno». Si dice tranquillo Attilio Fontana. Ma c'è qualcosa in più. Qualcosa che ha a che fare con la sua immagine. Nel momento più delicato del suo primo anno al Pirellone, nel momento del caso giudiziario, il governatore ha scoperto di essere anche popolare. Forse più di quanto pensasse, visto il suo stile riservato, non molto in linea con la politica roboante dei social network
Ieri il presidente della Regione doveva affrontare un passaggio delicato. Accompagnato dal difensore, e dai più stretti collaboratori, è arrivato poco dopo le 16 nella sede del Tribunale di via Pace per essere sentito dai pm titolari dell'inchiesta che ha scosso nei giorni scorsi la Lombardia e il Piemonte. Fontana è indagato per abuso d'ufficio e ha ricevuto un avviso a comparire in relazione a un incarico assegnato al suo ex collega Luca Marsico, avvocato che fino al 2018 è stato consigliere regionale.
Fin dall'inizio si è detto tranquillo Fontana, e dal suo entourage è trapelata solo una certa irritazione per l'accostamento mediatico fra la vicenda sua e la rappresentazione di un presunto di giro di corruzione. Fin dal primo giorno ormai una settimana fa, il governatore ha deciso di rispondere, di spiegare, di difendere le sue ragioni, pubblicamente e a testa alta, ottenendo - sul piano politico e mediatico - una reazione notevole, quasi inaspettata. E una dimostrazione di stima politica, affetto e vicinanza.
Il suo lungo intervento dell'8 maggio, diffuso anche attraverso i canali istituzionali del Pirellone, su facebook ha ottenuto oltre 4.500 like e più di mille condivisioni. E dal giorno dopo è partita una sorta di catena, «iostoconFontana», cui hanno virtualmente aderito praticamente tutti gli assessori e consiglieri regionali, nonché gli esponenti più importanti della Lega, a partire da Matteo Salvini, ma anche i collaboratori e gli uomini «non pubblici», quelli cioè che non erano tenuti a farlo. Non si è trattato (solo) di un «ordine di scuderia insomma. Fontana, che non è tipo da bagni di folla, ha sentito chiaramente il calore della piazza, quella «virtuale» e quella reale, animata da persone vere. E ha reagito con un misto di soddisfazione e di sorpresa. È accaduto domenica, alla sfilata degli alpini, e si è ripetuto ieri a Zingonia (Bergamo), dove è iniziata la demolizione delle torri del degrado.
Nel pomeriggio, il ritorno a Milano per essere sentito dai pm. E, dopo oltre tre ore ha lasciato in auto gli uffici di piazza Umanitaria, assieme al suo legale Jacopo Pensa. Dal finestrino dell'auto ha risposto alle domande dei cronisti. «L'interrogatorio è andato bene - ha detto - nel senso che ho spiegato la mia posizione e chiarito tutti i fatti. Sono più che tranquillo». Al quesito su cosa abbia detto ai pm a proposito dell'incarico dato a Marsico, ha risposto così: «Questo chiedetelo ai magistrati». Comunque, nervi saldi. E calma. E, dopo una giornata così impegnativa oggi ritorna alla normale vita da governatore, coi consueti impegni previsti dall'agenda, a partire dalla presentazione della nuova veste dei treni «TiLo» alla stazione ferroviaria di Bellinzona, in Svizzera, insieme all'assessore ai Trasporti Claudia Terzi.
Intanto, da un palazzo all'altro, in Consiglio comunale la vicesindaco Anna Scavuzzo dopo le sollecitazioni emerse nella conferenza dei capigruppo è intervenuta con le comunicazioni ufficiali all'aula
per informare i consiglieri sull'operato dell'amministrazione in relazione al caso. E i 5 Stelle hanno presentato una mozione per chiedere una revisione delle pratiche coinvolte e di quelle gestite dai dipendenti indagati.
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