La forma del Novecento alle Gallerie d'Italia

Ottanta lavori tra De Chirico, Fontana, Colombo, Kounellis per raccontare esplorazioni e colori del secolo breve

La forma del Novecento alle Gallerie d'Italia

Alle Gallerie d'Italia, il salotto dell'arte che in piazza della Scala ospita le collezioni Intesa San Paolo, è stato allestito un nuovo percorso espositivo. «Cantiere del'900.2» recita il titolo, per avvisarci che siamo solo al secondo appuntamento dei molteplici allestimenti possibili selezionando le opere del Novecento delle ricche raccolte della banca. La mostra è tutta al piano terra, attorno al Salone Manzoni, uno spazio di marmi e di luce, dove si rincorrono i grandi nomi dell'arte del Secolo breve.

Francesco Tedeschi, docente all'Università Cattolica e critico d'arte, ha curato la mostra, declinandola secondo il tema della forma «perché questa è la parola-chiave della storia dell'arte»: il risultato sono un'ottantina di lavori scanditi in sei sezioni e in un percorso articolato su suggestioni e accostamenti, corredato da un apparato multimediale.

Si comincia con un tuffo nel bianco: sfilano uno dopo l'altro i quadri di Piero Manzoni, Lucio Fontana, Jannis Kounellis, Enrico Castellani e l'assenza di colore ci porta fuori dallo spazio e dal tempo. Pochi passi appena ed entriamo nella sezione più vivace della mostra, dedicata alla forma del colore, con una scultura di Turcato al centro, i quadri materici di Burri, le esplorazioni ardite di Corpora, le cromìe fluo della Accardi.

Si attraversa il salone e ci si trova davanti ai «Manichini in riva al mare» di Giorgio De Chirico con accanto un «Concetto spaziale» di Lucio Fontana (molto presente nella collezione): è la forma del tempo, quella degli archeologi metafisici e quella dei tagli sulla tela, entrambi scavano, e chissà fino a dove. È poi il momento della forma dello spazio dove, accanto ad altri Fontana, è ripensata la prospettiva e la terza dimensione, come nell'«Ombra di due parallelepipedi» di Giuseppe Uncini o nello «Spazio elastico» di Gianni Colombo.

Nelle ultime due sale sono presentate molte opere che ruotano attorno al tema della figura e del paesaggio, con testimonianze più storicizzate, come quella di Baj, Guttuso, Mafai e Marini e riflessioni più recenti di Michelangelo Pistoletto con la sua bella «Ragazza che cammina» allo specchio, il «Mare del Nord» di Mimmo Paladino, una sorta di Maternità contemporanea, e il disegno senza titolo di Vanessa Beecroft, un corpo senza testa né arti in cui la figura è, di fatto, amputata.

Chiude il percorso espositivo l'ampia sala dedicata alla forma del paesaggio, una carrellata di opere da Sironi, Birolli, Schifano, Mondino che rilegge in modo tutto suo la montagna dipinta da Cézanne, la commovente «Geografia» in tessuto ricamato su tela di Maria Lai e – fiore all'occhiello dell'esposizione – l'inconfondibile «Concetto spaziale: la luna a Venezia» di Lucio Fontana, un'opera del '61 capace di trasformare il paesaggio in mito e di stupire ancora.

Il nuovo allestimento, che è stato raccontato nei dettagli anche visivi in un volume appena edito da Skira, è visitabile

gratuitamente fino al 6 aprile (diventerà a pagamento a partire dal 7 aprile), da martedì alla domenica, con visite guidate per adulti e bambini e una serie di eventi collaterali tra cui seminari e letture (www.gallerieditalia.com).

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