Formigoni gela tutti: «Deroghe alle Province? Il governo le boccerà»

Anche Monza vuole essere una provincia. E non perdere l'autonomia appena conquistata. Correva l'anno 2004 quando si è separata da Milano e la prima volta, che poi è stata anche l'unica, in cui ha potuto votare per sé era il 2009. Una novità a cui la nuova provincia non vuole rinunciare. Così, con un emendamento approvato dall'assemblea di Cal (il Consiglio delle autonomie locali, che ha formulato martedì scorso la nuova proposta di riassetto della Lombardia), Monza e Brianza chiede una deroga alle legge che vuole accorpare le provincie con pochi abitanti o scarso territorio. Nel caso di Monza, a essere carente è il territorio, perché gli abitanti sono 850mila, ben al di sopra del richiesto, dal momento che la densità abitativa di Monza è altissima.
Un problema è che adesso sembra che le eccezioni siano più numerose delle regole. Roberto Formigoni lancia l'allarme: «Il governo ha dichiarato con parole chiarissime che non concederà alcuna deroga». Conseguenza: «È meglio che decidiamo qui in Lombardia piuttosto che far decidere al governo, che a quel punto procederà con l' accetta». E Palazzo Marino cerca di attrarre l'hinterland. È l'assessore all'Area metropolitana, Daniela Benelli, a dire che questo «è il momento» per chiedere di aderire alla futura Grande Milano.
E Varese? La ribellione è in corso. Lara Comi, coordinatore del Pdl di Varese, è già all'attacco: «La deroga non può valere solo per alcune province. Vale il detto: o tutti o nessuno. A questo punto la deroga deve essere concessa anche per Varese, virtuosa e con i conti a posto». Inoltre Varese «ha una sua peculiarità» e cioè i 26mila frontalieri e la presenza di Malpensa. Insomma, Varese non ci sta a diventare una succursale di Como.
Ma riepiloghiamo su qual è l'assetto contestato. Milano diventa città metropolitana. Restano provincie (perché ne hanno le caratteristiche sia per popolazione che per territorio) Brescia, Bergamo e Pavia. Viene richiesta una deroga per altre tre provincie, ovvero Sondrio, Mantova, Monza e Brianza. Lodi e Cremona sono accorpate in un'unica provincia, di cui sarebbe capoluogo Cremona. E poi c'è la provincia dei laghi, con Varese, Lecco e Como. Capoluogo Como, anche se Varese, come dicevamo, mal digerisce. In tutto otto provincie più Milano.
Adesso, la proposta approvata dal Cal (di cui è presidente il presidente della Provincia di Milano, Guido Podestà), verrà sottoposta alla Regione, che affronterà il tema durante una o due sedute dell'aula, già calendarizzate per il 16 e il 23 ottobre, tempo limite per trasmettere la proposta al governo.
Un rimescolamento possibile è unire Como a Varese (anche se mancano 14 km per raggiungere il territorio minimo) e Sondrio a Lecco e Monza. Lodi, Cremona e Mantova sarebbero un'ulteriore Provincia. Ma è solo una delle possibili nuove composizioni del puzzle.
La proposta del Cal parte da una richiesta a cui è subordinato tutto il resto, ovvero che sia mantenuta l'elezione diretta anche per le Provincie.

Bruno Dapei, presidente del consiglio provinciale milanese e coordinatore dei presidenti dei consigli provinciali lombardi, è sicuro che sia la strada giusta: «Siamo molto soddisfatti della richiesta forte che fa il Cal Lombardia del mantenimento della natura elettiva dei consigli, che dal 1860 a oggi è stata interrotta solo durante il fascismo. Oggi i cittadini certo non ci chiedono che anche gli amministratori locali vengano nominati invece che eletti».

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