Formigoni: "Ora i partiti riflettano e cambino le regole sui rimborsi"

I lumbard milanesi difendono Bossi, non il tesoriere Belsito: "Chi sbaglia paga". L’appello del governatore: sfruttare occasioni come queste per fare autocritica

Formigoni: "Ora i partiti riflettano e cambino le regole sui rimborsi"

La giornata più lunga della Lega comincia con l’arrivo di Renzo Bossi in consiglio regionale. È il momento dell’autodifesa: sua e di tutto il clan. «Sono sereno - assicura - Non ho mai preso soldi dalla Lega, né in campagna elettorale e neppure adesso da consigliere regionale». Anzi, «come tutti i miei colleghi do una percentuale al movimento, mi pago il leasing alla macchina e vivo in affitto». E la famiglia, «i soldi dalla Lega non li ha mai presi e deve ancora finire di pagare la ristrutturazione della casa di Gemonio perché i lavori sono stati fatti quando il mio papà era ancora in ospedale». Poco distante Davide Boni, finito in un’indagine per presunte tangenti. «Lo attaccano, ma Bossi non merita questo, non lo merita, ha perso la salute in questa battaglia, ora ha bisogno di noi e della nostra forza: combattiamo». Nel frattempo i microfoni di Radio Padania libera sono incandescenti, con i militanti divisi tra indignazione e difesa a oltranza. Soprattutto del Senatùr. La stessa linea dei colonnelli del partito. «Chi sbaglia paga - tuona l’europarlamentare Matteo Salvini - E prende i calci nel sedere dai militanti della Lega che sono persone per bene». Ma «su Umberto Bossi non c’è dubbio alcuno».
Per il governatore Roberto Formigoni, «è bene che tutti i partiti riflettano che qualcosa va cambiato, ad esempio la legge che stabilisce i rimborsi va profondamente rivista». Ripercussioni sulla giunta? «Se instabilità deve esserci, ci dev’essere in tutte le istituzioni. Siamo consapevoli che tutti i partiti sono oggetto di indagini spesso in figure apicali della loro struttura e, allora, tutte le istituzioni a partire dal parlamento, dalle Regioni e dai Comuni dovrebbero dimettersi. Forse c’è qualcuno che vuole esattamente questo». Intanto Nadia Dagrada, il dirigente amministrativo della Lega interrogata ieri in procura per il filone milanese dell’indagine sull’ex tesoriere Francesco Belsito, giura che rimarrà «fedele fino alla fine» ai suoi «capi». Bossi riunisce la segreteria politica. Arrivano in tanti, non Roberto Maroni. Che affida il suo pensiero a Facebook. «Dobbiamo fare subito pulizia: chi ha tradito la fiducia dei militanti deve essere cacciato, senza guardare in faccia a nessuno». Per il sindaco di Varese Attilio Fontana le dimissioni di Belsito sono «estremamente giuste, proprio perché noi siamo molto diversi dagli altri».

L’indagine? «Se c’è qualche mela marcia che ha ammorbato il movimento, deve essere eliminata». Già duro il giudizio del sindaco Giuliano Pisapia che parla di «segnali che non tranquillizzano e non possono tranquillizzare gli elettori della Lega».

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