Quarantanove no, ventotto sì, nessun astenuto. Non cerano grandi dubbi che la mozione di sfiducia contro la giunta di Roberto Formigoni sarebbe stata respinta. Altrimenti come spiegarsi che il leader dellopposizione in consiglio, il capogruppo del Pd, Luca Gaffuri, al momento del voto si trovava in una spiaggia greca, ben lontano dal tiepido clima del Pirellone? È chiaro che doveva ritenere il suo voto talmente inutile da potersi permettere di mettere il mare tra sé e il consiglio regionale.
Gaffuri con i suoi si è giustificato spiegando che aveva da lungo prenotato il soggiorno greco con la moglie. «Avevo avvisato per tempo che in questi giorni sarei stato assente. Nessuno, del resto, può dubitare del mio impegno per indurre Formigoni alle dimissioni e rinnovare lamministrazione in Lombardia» si è difeso con un comunicato dettato dal mare.
La mozione in ogni caso è andata ai voti. E Roberto Formigoni, loggetto del contendere, ha ascoltato uno per uno gli interventi dei consiglieri regionali, che si sono susseguiti al microfono occupando lintera seduta. Alla fine, il presidente della Regione ha preso la parola per replicare: «Non siamo in stallo. Sarebbe un grave danno portare alla crisi la Regione». E ha presentato una specie di nuovo programma politico in tre punti per gli anni fino al 2015, quando scadrà la legislatura. Sanità, Welfare e patto di stabilità i punti su cui si è concentrato il governatore. «Metteremo in campo una nuova riforma della sanità» e «un nuovo sistema di welfare». Inoltre, solleticando la sensibilità dei leghisti, ha assicurato: «Saremo al fianco dei comuni nel superamento del patto di stabilità». Una specie di pronunciamento.
Formigoni ha assicurato che «le contestazioni che mi sono state rivolte non corrispondono alla verità» e che gli sono state attribuite cose che non ha fatto. Segue la sua interpretazione politica dei fatti: «So che è una lettura maliziosa, ma nel novembre scorso, quando è riuscito il colpo di abbattere il governo Berlusconi Bossi, nel Pd è nata lillusione di poter dare una spallata al rapporto tra il Popolo della libertà e la Lega». Così non è, almeno in Lombardia, dove lalleanza tiene.
La Lega ha sostenuto senza tentennamenti il governatore. «Decideranno gli elettori, ma nel 2015» ha tagliato corto il vicepresidente della Regione, Andrea Gibelli, ricordando le vicende giusiziarie che toccano la Puglia e lEmilia: «Vendola e Errani sono stati raggiunti da avvisi di garanzia ma qui non se ne parla. Non va bene usare due pesi e due misure».
La sinistra si è limitata alle battute di spirito. «In Lombardia il Governatore e la badante, cioè Formigoni e la Lega, vogliono resistere nel bunker del consiglio regionale ragionando con i muscoli dei numeri» le parole di Carlo Spreafico, pd, segretario del consiglio di presidenza. E il consigliere Giuseppe Civati: «Formigoni è qui da sempre, ormai fa parte del paesaggio come il Resegone».
Unica novità politica della giornata la decisione dellUdc di abbandonare Formigoni per votare la mozione dellopposizione. «Questa maggioranza è arrivata a una fase terminale e per questo occorre una nuova governabilità» le parole del capogruppo, Gianmarco Quadrini.
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